USB fa sentire nuovamente la sua voce, a Ragusa come in altre undici città Italiane. Giorno 29 aprile, infatti, in Piazza Matteotti, alle ore 17, un gruppo di circa venti migranti residenti nel ragusano, grazie al sostegno del sindacato con l’adesione di C. U. B. Ragusa, Movimento No Muos Ragusa e Generazione Zero, è sceso in piazza per protestare contro la pessima regolamentazione del loro lavoro e per richiedere un’adeguata garanzia dei loro diritti.
La sanatoria 2020 voluta dalla ministra Bellanova avrebbe dovuto migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, regolarizzando i lavoratori del settore agricolo e domestico e stabilendo un sistema di tasse e contributi versati dai datori di lavoro al fine di dare sostegno – anche economico – alle numerose braccia dei lavoratori in nero.
La denuncia del sindacato ha riguardato gli effetti di tale sanatoria, che si sarebbero rivelati irrisori o, addirittura, controproducenti: in moltissimi dei casi, infatti, sarebbero stati i lavoratori stessi a farsi carico delle tasse da versare allo Stato.
“Vogliamo anche diritti, non solo lavoro”, “Basta parole, ci servono i fatti”, “Siamo lavoratori, non schiavi” sono solo alcune delle frasi riportate sui cartelloni che hanno dato visibilità al sit-in.
Diversi immigrati sono intervenuti durante la manifestazione per testimoniare le condizioni in cui sono costretti a lavorare e a viaggiare per recarsi o tornare da lavoro, spesso subendo atti razzisti da chi dovrebbe accoglierli.
Si è fatto riferimento anche alle vicende che in questi ultimi giorni hanno posto ingiustamente fine a numerose vite di giovani migranti, dal naufragio di diversi barconi al largo della Libia che ha causato la morte di circa 130 persone all’incidente stradale tra Comiso e Santa Croce in cui hanno perso la vita quattro compagni dei lavoratori intervenuti (braccianti agricoli e venditori ambulanti).
La protesta si è conclusa con l’augurio che le loro richieste vengano prese in considerazione, con l’auspicio di ottenere la possibilità di organizzare un incontro direttamente in prefettura per ribadire le loro necessità e con la speranza che venga presto posta fine all’indifferenza delle amministrazioni nei loro confronti.
I migranti, infine si sono raccolti in semicerchio per recitare preghiere per i loro compagni. Sono ragazzi che urlano un desiderio di cambiamento di fronte a cui è disumano rimanere impassibili.
Silvia D’Angelo
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