Dopo la morte di Helin Bölek e di Mustafa Koçak, il 7 maggio è morto Ibrahim Gökçek, terzo componente del gruppo Grup Yorum in sciopero della fame per protesta contro la persecuzione politica del governo turco ai danni della band. Nella notte tra il 4 e il 5 maggio Ibrahim è stato ricoverato in ospedale a causa di problemi di cuore dopo 322 giorni di sciopero della fame. Il giorno seguente, il governo turco dopo la mobilitazione mondiale ha deciso di revocare il divieto per i Grup Yorum di esibirsi in concerto. Lo hanno annunciato in un Tweet i membri della band, dichiarando che il concerto si terrà il 3 luglio e che sarà il simbolo di una libertà riconquistata “Group Yorum is the people, it cannot be silenced”.
Il giorno prima del ricovero, il 3 maggio, Ibrahim scrisse una lettera a l’Humanité in cui raccontava in prima persona le ragioni che hanno spinto i membri del gruppo alla protesta contro il governo. “Non so come finirà il mio viaggio” scrisse Ibrahim “la battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita? Quel che so è che fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita”.
A causa del peggioramento delle sue condizioni di salute, il 7 maggio, un giorno dopo le concessioni fatte dal governo turco, Ibrahim muore. Il suo corpo è stato portato in un cemevi, un’istituzione associata alla minoranza religiosa Alevi, nel distretto di Istanbul accompagnato da sostenitori che cantavano slogan rivoluzionari.
“Condanniamo con veemenza il governo turco per i suoi continui tentativi di mettere a tacere Grup Yorum e i molti artisti dissidenti in Turchia. Ibrahim e la cantante Helin Bölek non avrebbero mai dovuto ricorrere allo sciopero della fame. Piangiamo la loro morte e continuiamo a chiedere alle autorità turche di cessare i loro sforzi per soffocare le voci di artisti, scrittori e attivisti” ha dichiarato Julie Trabautl, dirigente della PEN America’s Artists at Risk Connection, un programma dedicato ad assistere gli artisti in pericolo e a rafforzare il campo delle organizzazioni che li sostengono.
Critiche anche dal Partito democratico popolare (HDP) il quale ha dichiarato come unico responsabile di queste morti il governo. “Non siamo riusciti a mantenere in vita Helin, Mustafa e Ibrahim, non abbiamo potuto spezzare la mancanza di scrupoli che li ha mandati a morte, ma c’è una grande responsabilità che ci hanno dato”, ha dichiarato il direttivo centrale del partito. “È responsabilità di tutti coloro che hanno una coscienza creare un paese in cui arte, concerti, canzoni popolari, pensieri e organizzazioni diventino liberi”.
Erica Minchillo
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