Dei 70 anni di pace che vanta l’UE molti sono quelli macchiati da piccole guerre, di fronte a cui i grandi della Terra si mossero con ritardo e imperizia. Più lunghi e sanguinosi sono i giorni delle convivenze difficili, che non esplosero nel cancro del massacro, ma si mantennero come un disturbo logorante e degenerativo. Tutti i politicanti, oggi, avrebbero fatto o avrebbero detto, ma del senno di poi son piene le fosse comuni.
Abbiamo sepolto la parola “etnia” o l’abbiamo incollata addosso a gente esotica, passata dalla lancia al kalashnikov in una manciata di anni. Ma etnico è il conflitto che ha consumato l’Alto Adige e coloniale fu il dominio dell’Inghilterra sulla vicina Irlanda. Le minoranze degli altri ci appaiono sempre più dignitose delle nostre, purché lontane. Ed i diritti umani riguardano perlopiù i governi del Sud del mondo.
Per capire la violenza etnica contro il popolo catalano si possono ricordare poche cose importanti. La prima, schietta e cruda, è che il sangue sta sempre sulle mani dei carnefici e la foto di donne, anziani con la testa rotta non hanno bisogno di didascalie. La seconda è che la persecuzione giudiziaria contro politici e attivisti ha visto detenzioni in attesa di giudizio da più di un anno e mezzo. Il processo è stato una cerimonia mediatica, trasmesso in diretta, un catalizzatore di divisioni e odio, che si sono propagate attraverso il web e sulla stampa. Il giudice Marchena, a capo del Tribunale Supremo, è al centro di numerose controversie, che ne mettono in ombra l’imparzialità, specie nei confronti del partito di destra PP e dell’élite finanziaria. La distinzione tra potere giudiziario e potere politico in Spagna è, del resto, oggetto di scontro, soprattutto alla luce dei rapporti che perdurano tra gli apparati profondi dello Stato e la recente storia di dittatura e centralismo. Si consideri anche che il solo partito di estrema destra Vox è stato ammesso al processo come “Accusa Pubblica”: i suoi rappresentanti siedono al fianco dei PM e interrogano gli imputati e i testimoni. Bisogna anche aggiungere che la Spagna è flagellata da inchieste giudiziarie ai danni di rappresentanti delle istituzioni, soprattutto del PP.
Dal 2006, dopo che il nuovo statuto d’autonomia catalano è naufragato, l’indipendentismo è diventato patrimonio trasversale di più fazioni e si è fatto forte della sordità di Madrid. L’uso di una politica fiscale punitiva, la ricerca dello scontro muscolare con gli indipendentisti e il ricorso all’alleanza con settori dell’estrema destra da parte degli unionisti ha inasprito il conflitto. I vecchi padri ammalati della Spagna profonda pretendono di risolverlo aizzando rabbia e rancore, mentre le opportunità di dialogo si dissolvono. A scontrarsi non sono soltanto due nazioni, ma due progetti di società diversi: repubblica contro monarchia, società aperta contro autoritarismo. A farne le spese i diritti umani e quelli politici: i membri catalanisti sotto processo eletti al Parlamento e all’Europarlamento non hanno potuto godere di alcuna immunità. Puidgemont rimane in esilio, Junqueras in carcere.
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