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Edificio di via Berlinguer: una nota di Gzero

La velocità delle comunicazioni sociali impone ai soggetti che si occupano della res pubblica (politici, ma anche, in senso lato, i giornalisti, narratori delle cose quotidiane) di concentrare l’attenzione su un determinato argomento per un breve lasso di tempo, quanto basta per poter affermare “io l’avevo detto”. Assistiamo così quotidianamente ad un ping pong tematico sempre meno coerente rispetto all’idea di una progettualità a lungo termine dell’azione politica. Un mordi e fuggi generale che coinvolge, a vario titolo, la politica (sempre più attenta, nel migliore dei casi, alle esigenze attuali e incapace di immaginare azioni progettuali decennali), la stampa (la cui rincorsa alla notizia veloce e facile, comporta un deterioramento della qualità degli articoli) e i cittadini (lettori poco lucidi di realtà confusamente mutabili). Tuttavia, analizzare il rapporto con la comunicazione del nostro tempo non è il contenuto di questo articolo.

Le scorse settimane, prima della convulsa affermazione delle notizie sul referendum, diverse realtà sociali si sono concentrate sulla destinazione d’uso di un edificio della città di Ragusa, la cui mutevole sorte ha catalizzato l’attenzione di una larga parte di cittadini.

Cambio di programma

Il Sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, nel corso di una conferenza stampa sul nuovo regolamento della sosta, ha confermato che il Comando della Polizia Municipale sarà trasferito, sin dai primi mesi del prossimo anno, all’interno dell’immobile di via Berlinguer, già al centro delle attenzioni delle varie amministrazioni ed oggetto di numerose modifiche della sua destinazione d’uso: segno incontrovertibile, ad avviso di chi scrive, di una scarsa lucidità progettuale di cui è espressione la classe dirigente ragusana.
L’immobile in questione è stato costruito, anche grazie ad un finanziamento dell’Assessorato Regionale alla Famiglia risalente al 1997, al fine di realizzare una casa protetta per anziani. Tuttavia, nella bulimia amministrativa, già il Commissario straordinario, Margherita Rizza, con determina 282/2013, ne aveva modificato la destinazione d’uso, prevedendo l’insediamento del Comando della Polizia Municipale iblea, idea, in un primo momento, bocciata dall’amministrazione a 5 Stelle (in favore dell’originario progetto di casa protetta per anziani), infine accolta nella recente dichiarazione del primo cittadino, Piccitto.
Insomma, pare che in definitiva lo stabile debba ospitare il nuovo Comando della Polizia Municipale.

Frattanto, nella continua indecisione dell’amministrazione, l’immobile è rimasto quasi del tutto inutilizzato e abbandonato: solo gli attenti occhi degli organizzatori del Festiwall (unico esempio, nel panorama ibleo, di rivalutazione delle periferie – nodo cruciale, secondo chi scrive, dello sviluppo sociale di una città) hanno riconosciuto il suo enorme potenziale. Lo scorso settembre, infatti, è stato eletto a quartier generale della manifestazione di street art (giunta alla sua seconda edizione), tela per l’artista SatOne e centro culturale nelle settimane che  hanno accompagnato l’evento. Rispetto a tutto ciò, pare superfluo ammettere che le destinazioni d’uso prospettate fino a 3 anni fa, ed oggi riprese dal Sindaco, vadano ripensate: un polivalente centro come quello in oggetto rappresenta un unicum per le periferie iblee e per la città in generale, soprattutto alla luce di una continua e, per certi versi, morbosa attenzione per il centro storico, specchio da un lato della bulimia progettuale di chi si erge a classe dirigente e dall’altro l’indifferenza politica nei confronti di uno sviluppo armonico della città e delle sue periferie, ancora oggi abbandonate, dal settore pubblico, all’incuria.
Oltretutto, ci sembra fuori luogo l’idea di velare/annebbiare/offuscare l’espressione di un’arte libera con le insegne del comando.

Le idee alternative

Gli ultimi giorni hanno visto un incremento esponenziale dell’attenzione dell’opinione pubblica su quest’immobile (così rivalutato recentemente) e sono state diverse le prese di posizione: dal ritorno all’originaria destinazione d’uso come casa protetta per anziani all’idea progettuale di un coworking.
Noi riteniamo che, date le potenzialità culturali recentemente dimostrate e l’attenzione che dovrebbe essere dovuta alle periferie, sia più utile e consono alla sua nuova veste un progetto che coinvolga giovani imprese culturali, ma anche associazioni e gruppi che operano nel terzo settore e in quello della cultura. Gli esempi, più o meno datati, non mancano: dall’Accademia medicea alla Casa dei diritti milanese, le potenzialità inespresse di quest’immobile possono ridare nuova linfa ad un quartiere e ad una città costruita a misura di sonno, fisiologico (quartieri dormitori, ndr) e culturale.

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