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In centinaia alla Notte bianca della Legalità di Roma

“Scusate, dov’è via Mario Amato?” chiediamo a due vigili urbani, che dirigono il traffico sul ciglio della strada. “Ma dico, com’è che avete tutti i cellulari e poi venite sempre da noi a chiedere informazioni?” Fa la vigilessa canzonandoci un poco, poi risponde: “Proseguite dritto, superate il semaforo pedonale e prendete la prima a destra”. Grazie e arrivederci! 
Ci incamminiamo in fretta verso la via e circa a metà strada ci troviamo di fronte ai cancelli del Tribunale Penale di Roma. Ci accoglie Benedetta Piola Caselli, avvocato del foro capitolino, che ringraziamo sentitamente per l’invito. Ci accingiamo ad entrare e riceviamo subito il tesserino della “stampa”.
Iniziano ad arrivare i primi personaggi di spicco della magistratura e della cinematografia, tutti per partecipare alla “Notte Bianca della legalità”. Per il secondo anno consecutivo, l’Associazione Nazionale Magistrati ha deciso, infatti, di aprire le porte del tribunale di Roma agli studenti delle scuole superiori per affrontare in, 27 percorsi diversi, discussioni e confronti su temi importanti come il cyber-bullismo, l’immigrazione, la violenza, la mafia e la criminalità minorile. Decine di magistrati e avvocati assieme al personale del tribunale hanno aderito a questo evento contribuendo all’organizzazione delle varie attività.
Appena giunti nel cortile principale, ci facciamo spazio tra la folla per assistere alla presentazione dell’evento. Entriamo dentro al tribunale, il più grande d’Europa, e attraversiamo i lunghissimi corridoi che si articolano tra i due piani aperti al pubblico. Camminando a pianterreno notiamo che in un’aula è stata messa in scena una simulazione di un processo, con gli studenti nei panni dei giudici, accompagnata dalla allegra presenza del conduttore televisivo Pino Insegno.
La giornata trascorre parlando di temi contemporanei, come la giustizia, la corruzione, la violenza e l’immigrazione. Tra visi conosciuti e non, incontriamo Don Ciotti, presidente di Libera, a cui chiediamo cosa serve per migliorare la giustizia italiana. Ci risponde: “Eventi come questi sono strumenti che servono ai giovani per conoscere e per diventare persone più responsabili. Però sono preoccupato che la legalità stia diventando un idolo. La legalità è un mezzo che serve per raggiungere un obiettivo che si chiama giustizia. Però, soprattutto, credo che prima della legalità noi dovremmo educarci e stimolarci a essere delle persone responsabili”. Dopo aver scambiato due parole con Don Ciotti entriamo nell’ultima aula posta in fondo al pianterreno e incontriamo Gherardo Colombo, ex magistrato che ha contribuito a inchieste importanti come la scoperta della Loggia P2 e “Mani Pulite”, a cui chiediamo un’opinione sull’evento: “Questo è un evento assolutamente positivo. Penso che sia molto importante mettere in collegamento la cittadinanza con l’amministrazione della giustizia, facendo in modo che l’amministrazione si accorga dei cittadini anche in maniera diversa rispetto a quella usuale.”
Lasciamo il magistrato alla sua lezione con i giovani studenti e usciamo dalla sala. Cambiamo le batterie alle nostre telecamere con le quali stiamo filmando l’evento e ci spostiamo nell’edificio della Corte d’Appello che si trova a fianco al tribunale. Anche qui sono state allestite varie conferenze. Assistiamo a quella di Marco Travaglio, direttore del “Fatto Quotidiano”, al quale chiediamo una riflessione sull’attuale stato della legalità e della giustizia in cui versa il nostro Paese. Ci risponde che: “Negli ultimi 25 anni invece di smettere di rubare hanno smesso di vergognarsi (i politici, ndr). Non c’è più quel concetto di reputazione, quel concetto di ipocrisia, per il quale chi veniva beccato con le mani nel sacco si dimetteva, perché si vergognava di fronte la gente. Oggi non si vergognano più sia perché sono più spudorati e sia perché la gente ha smesso di indignarsi e di considerare questi comportamenti come gravi. Bisogna ritornare a pensare che la tangente non la paga l’imprenditore al politico ma la paghiamo noi”.
Lasciamo la sala e usciamo dall’edificio. È calato il sole e gli studenti incominciano a riversarsi nel cortile. Gli organizzatori dell’evento hanno preparato dei sacchetti con una merenda per tutti i presenti e mentre mangiamo qualche boccone, riflettiamo sul pomeriggio appena trascorso.
Effettivamente siamo convinti che eventi del genere, purtroppo poco frequenti, aiutino enormemente a sensibilizzare la cittadinanza, permettendo ai ragazzi di avere una maggiore consapevolezza su quali sono le problematiche che il potere giudiziario affronta ogni giorno e su come tale potere opera all’interno del territorio. L’Associazione Nazionale Magistrati, con questa giornata, ha cercato un dialogo e un confronto con le nuove generazioni, in una maniera semplice e anche divertente, facilitando l’apprendimento e l’acquisizione di nozioni e argomenti che non sempre sono facili da recepire.

Youssef Hassan Holgado

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