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Un libro-inchiesta per far luce sul massacro di Pasolini

Il tempo è un po’ incerto, questo sabato pomeriggio di fine febbraio a Roma, ma non piove. La nostra meta è la libreria “Iamamanu”, nel quartiere Primavalle, dove sta per iniziare la presentazione del libro “Pasolini, massacro di un poeta”, scritto da Simona Zecchi (già intervistata da questi microfoni nel 2013) e edito da Ponte alle Grazie. L’evento non poteva trovare una sede più calzante, dato che negli anni ’70 il quartiere di Primavalle, che sorge alla periferia nord-ovest di Roma, è stato teatro di forti tensioni politiche: basti tener presente il caso del rogo Mattei, con l’uccisione di un militante missino e del fratellino di otto anni, e la vicinanza del Forte Braschi, centro operativo del SISMI.

Quando arriviamo alla libreria, l’evento è iniziato già da qualche minuto. La saletta è stracolma e a fatica riusciamo a trovare posto. Dopo il breve intervento dell’assessore alla cultura del municipio XIV Marco Della Porta, la parola passa subito all’autrice: “Questo libro, a quarant’anni dalla morte di Pasolini, non è stato scritto solo per chi conosce a menadito la storia di Pasolini, ma anche per i giovani- e continua- per ogni fatto accaduto quella notte all’Idroscalo di Ostia ho cercato di mettere insieme non solo i fatti, ma anche ciò che è successo prima di quei fatti e i riflessi che quei fatti hanno provocato. In fondo credo che sia proprio questo il lavoro del giornalista d’inchiesta: legare tra loro i fatti”. E proprio questo “avviso” viene rivolto al lettore nell’introduzione del libro, dove l’autrice, riprendendo le parole di Pasolini, afferma che “sarà il lettore, nella sua ‘ricostruzione di questo libro’, a ‘rimettere insieme i frammenti di un’opera dispersa e incompleta’.

La presentazione si sposta sul contenuto del libro. Dopo avere descritto l’ambiente romano dell’epoca e dopo aver smentito attraverso le fonti l’ipotesi classica dell’omicidio a mero sfondo sessuale, infatti, l’autrice cerca di comprendere quali informazioni non ancora pubbliche, tali da poterne minacciare la vita, conosceva Pasolini. “Nella parte finale del libro- afferma l’autrice- apro ad una nuova ipotesi, diversa da quella classica: l’ipotesi di omicidio su più piani, tra cui quello dell’agguato fascista, che nasce dagli spunti dei numerosi archivi consultati”. Ad accompagnare queste ipotesi ci sono anche alcune lettere spedite da Giovanni Ventura, ambiguo militante neofascista di Ordine Nuovo, a Pasolini. Lettere ancora inedite che rivelerebbero l’esistenza di un carteggio più o meno abbondante.

Il tempo trascorre in fretta, mentre Simona conclude il racconto del libro e dell’enorme lavoro d’inchiesta che lo ha generato, lasciando spazio ai saluti conclusivi e alle dediche delle copie. Lasciamo la sala carichi di domande, consci che questo libro certamente saprà aprire a nuove risposte.

Giuseppe Cugnata

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