Si è concluso giorno 19 dicembre 2015 il primo dei corsi di legalità e antimafia promosso da Generazione Zero e rivolto ai ragazzi ospiti della Cooperativa Nostra Signora di Gulfi, all’interno del progetto “Chi Siamo, chi Siete”, che ha visto inoltre la partecipazione di Libera.
Il nostro intento è stato quello di favorire, parallelamente al lavoro primario svolto dagli operatori della cooperativa, l’integrazione dei ragazzi provenienti da diversi Paesi del continente africano e asiatico, al fine di rendere più agevole l’incontro di questi ultimi con le regole della nostra Repubblica e permettere loro di prendere consapevolezza dei pericoli nei quali possono incorrere all’interno del mondo lavorativo italiano, riuscendo ad uscire dai canoni della classica lezione frontale, per abbracciare invece un metodo di comunicazione che prevede uno scambio di conoscenze e informazioni reciproco, “io-l’altro”.
Durante le lezioni, infatti, sono stati affrontati temi quali la Costituzione della Repubblica italiana e il confronto con le leggi dei Paesi di appartenenza dei ragazzi ospiti, le regole europee, ma anche temi quali il giornalismo e la lotta alla mafia e il contrasto al caporalato.
Proprio sul tema della lotta al caporalato e dello sfruttamento del lavoro ci siamo voluti concentrare. Si tratta di un dramma sociale tristemente presente nelle pagine di cronaca, che ha direttamente colpito alcuni ragazzi della cooperativa Nostra Signora di Gulfi, alla quale abbiamo chiesto chiarimenti sull’accaduto e di trovare al più presto una soluzione al problema.
Soluzione che la cooperativa non ha tardato a trovare, come afferma Salvatore Brullo, responsabile del progetto SPRAR di Chiaramonte Gulfi, tramite l’avvio di workshop e l’introduzione di laboratori dedicati alla formazione lavorativa: «I percorsi di inserimento lavorativo sono strumenti previsti all’interno dell’offerta progettuale e quindi erano già programmati. Ci siamo accorti subito che i nostri ragazzi rischiavano di diventare preda di aguzzini che sfruttano la loro estrema vulnerabilità. Esiste infatti un sistema organizzato di caporalato che recluta gli stranieri, soprattutto i nuovi arrivati, i quali vengono sfruttati con l’imposizione di giornate lavorative di oltre 12 ore, naturalmente a nero, con paghe da fame, che variano dai 15 ai 25 euro. Immediatamente abbiamo arginato il fenomeno, intanto fornendo ai ragazzi le giuste informazioni rispetto ai loro diritti e doveri, inoltre offrendo loro un’alternativa legale e di prospettiva, attraverso percorsi formativi che consentono loro l’acquisizione di competenze spendibili con la corresponsione di una indennità di frequenza. I ragazzi hanno colto subito l’opportunità e stanno partecipando ai workshop con entusiasmo».
Noi ci dichiariamo ampiamente soddisfatti dell’andamento del corso e crediamo, sopratutto alla luce dei tragici avvenimenti susseguitesi negli ultimi mesi, che sia richiesto ai cittadini di qualunque nazionalità e classe un enorme sforzo all’accoglienza e al dialogo, facendo appello al senso etico di ognuno, al fine di arginare il problema umanitario attuale e impedire, nel futuro, ancora altra violenza, ancora altri uomini morti in mare e ancora altri uomini sfruttati dal lavoro.
La Redazione
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