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Reclutamento e abilitazione all’insegnamento: nodi spinosi per la Buona Scuola di Renzi

Alla sala stampa della Camera dei deputati di via della Missione 4, vicino al palazzo Montecitorio, il sindacato studentesco Link – Coordinamento Universitario ha organizzato per questa mattina, 4 maggio, una conferenza stampa sul tema delle modifiche al sistema di abilitazione e di reclutamento degli insegnanti previsto dalla Buona Scuola, la riforma della scuola promossa dal governo Renzi. La conferenza cade a ventiquattrore dallo sciopero nazionale, indetto dalle maggiori sigle sindacali del mondo dell’insegnamento.

Entro nella sala. La conferenza inizia quasi immediatamente. Il primo a parlare è Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link, che, dopo aver ringraziato i presenti, spiega i motivi della conferenza: “È evidente che il nodo dell’abilitazione all’insegnamento non può essere slegato da quello del reclutamento degli insegnanti, tema su cui il Governo aveva, mesi fa, annunciato l’assunzione di ben 150mila precari, che nel corso dei mesi, e quando poi la Buona scuola è diventata un disegno di legge sono diminuiti: oggi parliamo di 100mila assunzioni. Noi abbiamo ritenuto da sempre che il modello inizialmente proposto dal Governo delle magistrali abilitanti avesse una serie di falle. Una fra tutte il tema di uno sbarramento di due tipi: prima quello del numero chiuso, successivamente quello del concorso che rischiava di lasciare un pezzo di persone che magari prima si abilitavano, però poi non riuscivano a passare il concorso nel mezzo, senza la possibilità di trovare eventualmente un’altra strada. Abbiamo proposto una serie di emendamenti che sono stati presentati grazie al Movimento Cinque Stelle e a Sinistra Ecologia e Libertà e che sono tuttora al vaglio della discussione della Commissione Cultura della Camera, ma altri emendamenti di altro tipo sono stati presentati sia da queste stesse forze politiche che dal Partito Democratico.”

Serenza Fagiani (Link) prosegue: “Noi, ad oggi, guardiamo con interesse agli emendamenti proposti dal PD e dal M5S, emendamenti che però vengono presentati a due settimane dall’approvazione del DDL “Buona Scuola” e che quindi non favoriscono un dibattito ampio e partecipato che interpelli tutte le parti in causa riguardo questa nuova proposta.”

Interviene Anna Fedeli, segretaria nazionale di Flc-Cgil: “Non esiste soltanto lo zoccolo duro del precariato storico, ma esistono anche coloro che si sono iscritti all’università pensando che la scuola sarebbe stata uno sbocco ed è chiaro che non si può tagliare del tutto a questi soggetti la possibilità di rientrare in un percorso che non sia soltanto quello abilitante, ma che metta in sinergia tutti quelli che potrebbero essere gli aspetti di questa preparazione.”

Martina Carpani, dell’Unione degli Studenti, annuncia la presenza del sindacato degli studenti allo sciopero della scuola previsto per il giorno dopo, mentre l’On. Annalisa Pannarale (SEL) afferma che: “Ci sono punti sui quali portare avanti in maniera fortissima la lotta, così come si sta facendo in queste settimane, così come si farà domani. Io mi auguro, affinché si possa offrire la possibilità di una discussione, l’impegno da parte del Governo e della maggioranza a stralciare in maniera definitiva la parte che riguarda l’abilitazione all’insegnamento e il diritto allo studio, perché sono materie che hanno bisogno di tempi distesi, di discussione, di confronto, che ci portino, possibilmente, alla costruzione di un sistema che sia agile, che sia chiaro, che sia univoco, che abbia criteri trasparenti e che dia a tutte e tutti le medesime opportunità.”

L’On. Manuela Ghizzoni (PD) presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera prende in esame l’emendamento che porta il suo nome e spiega: “Noi proponiamo di cambiare modalità, facendo anche un altro passo innovativo: io ti seleziono con un concorso e investo su di te e quindi sono io che ti pago perché tu possa diventare un bravo docente. Questo è il senso di quello che noi abbiamo chiamato ‘triennio di formazione’, che prevederebbe un primo anno di perfezionamento delle competenze di carattere didattico e pedagogico e nei due anni successivi tu sei già nell’organico della scuola. Alla fine di questo triennio non c’è nessuna altra fase concorsuale: tu entri di ruolo, definitivo.”

L‘On. Gianluca Vacca (M5S) ammette di essere ‘un po’ imbarazzato’: “Perché ho scoperto che stiamo discutendo di una questione qua in un’aula delle conferenze stampa quando poi in Commissione avremo pochi minuti per dibattere, perché verranno contingentati i tempi e verranno contingentati gli emendamenti -e continua dicendo che- trattare qualche emendamento nei corridoi non è un modo serio di trattare gli argomenti che sono affrontati in questo DDL.”
Michela Becchis (Rifondazione Comunista) afferma che: “Nella Buona Scuola c’è un tentativo di allontanare definitivamente il concetto di ricerca dalla scuola, perché la ricerca porta anche senso critico- e continua- non andrebbe male il modello francese come quello che sta nell’emendamento Ghizzoni: cioè si fa un concorso e post-concorso si forma la persona. Questo non andrebbe male, ma nella Buona Scuola non c’è da nessuna parte.”

La parola torna ad Alberto Campailla che conclude: “Abbiamo ragionato di un testo su cui abbiamo sempre espresso delle critiche. Oggi le proposte, come quella dell’On. Ghizzoni, vanno verso una direzione su cui si può ragionare. Noi siamo disposti ovviamente a discutere, però è chiaro che il problema del mancato confronto democratico dentro il Parlamento non si può far finta che non esista. Starà alla maggioranza e al Governo garantire questo tipo di discussione.”

Giuseppe Cugnata

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