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È solo moria delle api?

Dal 2007 si verifica in modo rilevante un nuovo grave fenomeno: la moria delle api. Negli Stati Uniti sono state raggiunte perdite per più del 40% degli allevamenti, in Europa si può osservare un fenomeno simile con percentuali solo leggermente più basse. La moria si è estesa fino in Cina, in cui in alcune zone le api sono del tutto scomparseDiverse le ipotesi sulle cause di questo sterminio: in primis sicuramente i pesticidi, come i neonicotinoidi, ma anche, secondo una ricerca dell’Università tedesca di Landau, le onde elettromagnetiche degli oggetti elettronici, soprattutto dei cellulari, che incidono negativamente sulle api, disorientandole e portandole successivamente alla morte.

Le conseguenze di tutto ciò sono devastanti: dalle api dipende il 70% delle specie vegetali, come il kiwi, le angurie, le zucche, il cacao, la vaniglia solo per citarne alcune, ma la lista sarebbe molto lunga; tali colture senza questi insetti non sarebbero più impollinate naturalmente e l’economia ne risentirebbe duramente (stiamo incominciando a vederne gli effetti), dato che l’impollinazione delle api genera un mercato mondiale di circa 256 miliardi di euro annui. Va assolutamente sottolineato che questa assurda peste delle api non è presente, o appare in percentuali minori, nei Paesi dell’Africa o del Sudamerica, in cui l’impatto dell’inquinamento è diffuso in misura minore. Ancora una volta l’uomo occidentale, che si ostina a definirsi moderno ed evoluto, distrugge la natura e gli altri abitanti della Terra. Le soluzioni che diversi perspicaci scienziati hanno presentato sono davvero paradossali: alcuni luminari americani e inglesi hanno inventato The Robobee”, un’ape in formato robotico che dovrebbe sostituire, nell’eventualità, le api normali. Non ci si preoccupa dunque di ridurre l’inquinamento affinché le api possano tornare a vivere in condizioni normali bensì a come sostituirle. In Cina hanno già smesso di pensarci e hanno iniziato ad impollinare manualmente i fiori. 

È questa la strada da seguire? Continuare ad inquinare indiscriminatamente e utilizzare i cellulari come degli alienati? Fare estinguere un’altra specie animale? Fortunatamente l’allarme è stato percepito: diversi paesi hanno cominciato a vietare i pesticidi dannosi, anche se in molti chiedono un intervento più deciso e congiunto dell’Unione Europea. Il 30 aprile 2013, dopo una petizione popolare lanciata su internet, la Commissione Europea ha vietato, per due anni, tre insetticidi letali per le api, a seguito anche dello studio condotto dall’Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) che individuava in queste sostanze chimiche le cause dell’indiscriminata moria. Questi sono sicuramente segnali positivi che sottolineano l’attenzione che è stata rivolta a questo problema e il fatto che non ci si è piegati davanti ai poteri forti delle case produttrici. È da rilevare che in Italia il tasso di mortalità delle api è uno dei più bassi del continente (5,3%), mentre in Belgio è al 33% e in Inghilterra al 29%. Bisogna però ancora continuare: questo problema non è molto conosciuto e la popolazione comune non sa quali potrebbero essere le conseguenze della scomparsa delle api. È necessario quindi informare e informarsi affinché si porti alla pubblica attenzione il futuro di questa faccenda che ci riguarda da vicino e per farlo si può agire concretamente compiendo dei piccoli gesti, come il comprare prodotti biologici o mettere sui balconi qualche vaso da fiore per le api.

Enrico La Rosa

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