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Incendiate le terre di Emanuele Feltri

Non c’è tranquillità per Emanuele Feltri, siamo di fronte all’ennesimo atto subito.
Stiamo parlando dell’incendio doloso dei circa cinquecento ettari del suo terreno appiccato la notte tra il 31 Agosto e il 1° Settembre. L’imprenditore agricolo, noto per le intimidazioni subite lo scorso anno, si era allontanato dalla sua proprietà per passare un fine settimana in Sila, ma l’incresciosa notizia lo ha fatto rientrare. Secondo la ricostruzione di Emanuele ad appiccare il fuoco, in contrada Sciddicuni a Paternò, sarebbero stati dei pastori per poter garantire nuova erba ai propri greggi. A spegnere le fiamme, che hanno bruciato anche altri terreni nell’Oasi di Porta Barca in piena Valle del Simeto, sono stati i Vigili del Fuoco e Feltri insieme ai suoi collaboratori. Questi ultimi utilizzando il sistema di irrigazione sono riusciti così a salvare l’agrumeto. Per i centenari ulivi invece è andata peggio, sono andati completamente distrutti. Con amarezza Emanuele ha affermato in alcune interviste di aver perso completamente non solo la produzione di olive, e quindi l’olio di quest’anno, ma anche quella futura, poiché gli alberi non ci sono più.
Il pastore, amministratore di uno dei beni primari che la natura ci offre, dovrebbe collaborare con il collega contadino, in quanto vi condivide ruoli e principi e non agire per la sua malóra.

Di poche ore fa è la notizia, pubblicata dallo stesso Emanuele nel suo profilo Facebook, del ritrovamento nel piazzale dell’azienda 10363484_10202341313110694_1830590253925835171_nagricola della vasca dell’acqua rovesciata. Queste le parole di Emanuele : “Senza acqua niente agricoltura? Vi vutamu sutta e supra? Altro? Agli specialisti l’arduo compito di decifrare la simbologia del gesto.” Continua affermando “Cogliamo l’occasione per rendere noto che episodi analoghi vengono quotidianamente vissuti da tanti altri agricoltori e ci auspichiamo si possa trovare un percorso comune e condiviso per uscire dalla crisi di settore riscoprendo un nuovo modo di fare agricoltura. Che sia etico, sostenibile e che guardi realmente al futuro nell’ottica di una comunità solidale e della sovranità alimentare“.

Federica Monello

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