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Trans Adriatic Pipeline: la lunga estate del Salento

“Tutte le promesse di benessere e tutte le sicurezze date in epoca moderna dalle istituzioni statali nazionali, dai politici e dagli esperti di scienze e tecniche, sono state distrutte. E non c’è più in giro un’istanza che tolga all’uomo le sue nuove paure. Ecco allora che la crisi ecologica ci fa intravedere qualcosa come un senso all’orizzonte, persino la necessità di una politica globale ed ecologica nel nostro agire quotidiano.”

Ulrich Beck

Onde sulla riviera adriatica

In principio fu la TAV. Poi furono tante altre piccole opere, l’una più o meno nociva dell’altra. Nel frattempo arrivò il problema del MUOS, senza dubbio quello più serio, che fa quasi sembrare bazzecole gli altri. Anche negli Stati Uniti, nel frattempo, gli ambientalisti giuravano battaglia all’ultimo sangue al Keystone Pipeline. La vera novità in materia di grandi opere dalla opinabile natura sta per diventare, probabilmente, il grande tormentone dell’estate 2014. Si viaggia sull’asse Italia/Azerbaigian: la creatura ibrida nata da quest’incrocio diplomatico porta il nome di Trans Adriatic Pipeline, per i nemici TAP. Che cos’è, in parole povere, questa nuova invenzione mediata dalle menti europee occidentali e orientali in cooperazione? È un gasdotto, di proporzioni assai notevoli, che dovrebbe attraversare Italia e Grecia attraverso l’Albania, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio (Azerbaigian) e, potenzialmente, del Medio Oriente. Il progetto interessa anche l’Italia perchè, come nella migliore delle tradizioni, questo gasdotto attraverserà in lungo e in largo la costiera adriatica, intaccando una delle zone più belle e “calde” della penisola: il Salento.

Lotte in Salento

I salentini, gente comunque fra le più cordiali e gentili del belpaese, monta facilmente in collera se qualcuno tocca la loro terra d’origine. Ovviamente, se si tentasse di installare un gasdotto che perfora da parte a parte questo magnifico scorcio di nazione i motivi di risentimento autoctoni sono più che scontati. Eppure il Governo Italiano ha già pensato a tutto, a quanto pare. L’incontro fra Matteo Renzi e Ilham Aliyev, primi ministri, rispettivamente, italico e azero, sembra aver suggellato questo patto di sangue fra stivale dell’Ovest e piccola rebubblica dell’Est. Le parti in questione avrebbero già assicurato che l’opera non arrecherà danni a nessuno, che è matematicamente impossibile che avvengano incidenti in grado di causare danni irreversibili all’ecosistema. Questo, ovviamente, è quello che assicurano i governi, ma qual è la realtà? In Italia l’opera dovrebbe prendere piede dal 2019. I costi economici, come in opere di questo tipo, rischiano di essere mastondontici, ma ancora più gravi potrebbero essere i costi a livello ambientale. Un gasdotto è pur sempre un gasdotto, con tutti i rischi che comporta. La terra di Salento ha abbracciato in pieno questo teorema. L’evento Terre del Negroamaro, organizzato a Guagnano, piccolo paesino del Salento, ha subito raccolto il guanto di sfida, alla ricerca di fondi per finanziare il comitato NO TAP. Una sintesi di come la popolazione locale abbia subito rigettato l’idea del gasdotto. Una lettera aperta a Flavio Zanonato e Maurizio Lupi si è trasformata in una grande petizione, a cui si può aderire sul sito Change.org, per urlare un deciso no a questo nuovo scempio ambientale, prima ancora che la prima “pietra” sia deposta a segnare l’inizio dei lavori. Si prospetta un ultima parte d’estate torrida in Salento. E potrebbe essere solo il principio.

Simone Bellitto

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