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Canale di Sicilia – Vecchie trivelle, nuovi rischi

“La bellezza della natura suscita in me questo sentimento; un sentimento non so se di gioia, di tristezza, di speranza, di disperazione, di dolore o di piacere. E quando arrivo a questo sentimento, mi fermo. Già lo conosco, non cerco di sciogliere il nodo, ma mi accontento di questa oscillazione.”

Lev Tolstoj

Trivelle nell’acqua

È il titolo di un thriller tutto italiano quello che avete appena letto. Anzi, tutto siciliano. Con quelle belle ambientazioni alla Montalbano che tanto piacciono per i suoi libri a Camilleri. È una storia fatta di natura, di trivelle, di mare e di impegni presi mai rispettati. Il protagonista di questo film, tutto reale e niente fiction, made in Trinacria, è il leader regionale Rosario Crocetta. Stavolta il colpevole non è il maggiordomo, questo è poco ma sicuro. Il presidente dell’ARS ha sottoscritto un accordo tra Regione Siciliana e Assomineraria, in nome dell’ecosostenibilità e del rispetto per l’ambiente (!!?), per un nuovo piano di trivellazioni regionali. La notizia è di quella che, certamente, lascia perlomeno un po’ sorpresi, vista la continua propaganda ambientalista portata avanti da Crocetta nel corso degli anni passati. L’economia del mare, dunque, prende la piega della ricerca e dell’estrazione degli idrocarburi, sacrificando altri potenziali progetti ambientalisti in nome di un rilancio economica repentino insulare grazie a questa iniziativa. Il contentino sembrerebbe quello di creare una nuova Area Marina Protetta nei pressi di Capo Milazzo, quasi a dare una contro-risposta alle polemiche suscitate dall’accordo sopra citato. Eppure già da parecchi anni si parla incessantemente di quanti e quali rischi porterebbe una trivellazione in terra siciliana, nonostante l’ENI abbia smentito con i suoi rapporti svariate volte questo pericolo. Non sono mancate, però, come vedremo adesso, le voci di dissenso a questa direzione presa a vele spianate.

Rinunciare all’oro nero

Già da parecchio tempo è sottolineato il grave rischio dato dalle trivellazioni, che potrebbero portare pericoli quali scosse sismiche, inquinamento e danni irreversibili all’intero ecosistema. La maggiore accusatrice di questo “assedio” è senz’altro l’associazione Greenpeace. Già l’anno scorso era stato redatto un contro-report con dati totalmente in disaccordo con quelli dell’ENI, dove veniva sottolineato quanto fosse minimizzata la probabilità di cataclismi da parte dello stesso ente. Precedentemente, oltretutto, Greenpeace aveva già redatto una sorta di manifesto programmatico per un “piano blu” per la Sicilia, contro le trivellazioni in mare. L’urlo contro lo sfruttamento era già a suo tempo stato messo in atto con veemenza, dunque. La decisione di Crocetta non ha fatto altro che rincarare la dose. Il direttore delle campagne di Greenpeace Italia, Alessandro Giannì, ha dichiarato sul portale web dell’associazione che Crocetta è stato fulminato sulla via del catrame dagli interessi degli amici petrolieri. Da buon politico, ha firmato i nostri appelli contro le trivelle in campagna elettorale per poi rimangiarsi tutto davanti all’odore (presunto) dei soldi.”

L’accusa è di quelle che lasciano il segno. Greenpeace Italia smantella anche l’ipotesi che queste trivellazioni possano portare anche posti di lavoro, con strutture molto automatizzate e, pertanto, non necessitanti di tutta la manodopera sbandierata dal presidente. La Regione ed il suo establishment, ovviamente, fanno orecchi da mercante. Questa storia, purtroppo, sembra solo all’inizio. Il rischio è che questo thriller muti forma e diventi, un giorno, un triste ed amaro romanzo storico.

Simone Bellitto

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