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Moriremo democristiani?

Domenica 25 Maggio si è votato per eleggere il Parlamento europeo. Le elezioni sono state dominate, nella maggior parte dei casi, da un forte astensionismo (anche se si è registrata una lieve ripresa dello 0,1% rispetto al 2009). Il dato che è emerso maggiormente è uno solo: l’Europa  allo stato attuale non piace ai propri elettori. In Grecia i comunisti di Syriza si riconfermano primo partito dopo l’eccellente risultato ottenuto alle amministrative; nel Regno Unito vincono gli euroscettici dell’Ukip con oltre il 31% di preferenze; in Francia invece è il Front National a raggiungere la vetta superando il 25% dei consensi e asfaltando centrodestra e socialisti che portano a casa rispettivamente il 20 e 14 percento. E in Italia? Nessuna spinta antieuropeista in Italia: i Cinque Stelle sono stati infatti “doppiati” dal Partito Democratico che ha registrato il 41% dei consensi a fronte del 21% dei pentastellati. Leggendo alcuni quotidiani o chiacchierando in giro, ho visto come in realtà questo risultato fosse del tutto inaspettato. Eppure non c’è da rimaner sorpresi da quanto accaduto: la credibilità (e la trasversalità) del PD dalle ultime primarie di dicembre, dopo l’elezione di Renzi, non ha fatto che aumentare. Non c’è quindi da stupirsi se il partito, forte anche di un bacino di voti proveniente dal blocco sociale della DC, è riuscito a rosicchiare almeno quattro o cinque punti percentuali sia al centrodestra, che agli indecisi, vale a dire una parte dell’elettorato del Movimento 5 Stelle. “L’uomo della provvidenza” come lo ha definito qualche giorno fa il Fatto Quotidiano oltre a godere del voto di molti ex PCI, è riuscito tramite le sue politiche di destra, neoliberiste, a spostare del tutto l’asse del Partito Democratico a centro. Basti guardare, a tal proposito, alla riforma del Senato, la nuova legge elettorale e il proseguimento delle politiche d’austerità imposte dall’Europa.

E la rivoluzione?

E Grillo? Come mai a Grillo è stato impossibile attuare la propria “rivoluzione” malgrado le piazze piene, l’attivismo esasperato dei militanti e l’apparizione da Vespa? Sicuramente a pesare sul partito di Grillo è stata l’inadeguatezza del suo modo di far politica, l’inconsistenza dei propri discorsi, molto più simili a “comizi da bar” che a discorsi da campagna elettorale. In seconda istanza, i toni molto forti con i quali questa campagna elettorale è stata condotta, toni che hanno avuto l’unico merito di “spaventare i moderati”, ottenendo l’effetto opposto a quello voluto. Terzo, la cosiddetta “strategia talebana”,  di tenersi a distanza dalle telecamere (eccezione fatta per i triumviri Di Battista, Grillo, Casaleggio) non ha sicuramente aiutato, non avendo colto in questo modo il consenso di chi i comizi in piazza di Grillo non va a vederli, in particolare gli anziani. La situazione prospettata da mesi dai grillini, da quel loro ingresso a Montecitorio, non si è mai realizzata, anzi, il loro margine di successo si è adesso ridimensionato lasciando più spazio ancora all’Ancient Regime. Insomma, è avvenuta una restaurazione senza che ci sia mai stata una rivoluzione.

 

Sebastiano Cugnata

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