La Scuola della Decrescita di Ragusa
Il 3 aprile 2014 all’auditorium Santa Teresa a Ibla si parlerà di Beni Comuni con un relatore d’eccezione, il professore Ugo Mattei, docente di Diritto Civile a Torino, uomo di punta dello IUCT, attivo a livello internazionale, noto anche per essere stato uno degli autori dei quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua. A promuovere ed organizzare l’iniziativa è stata la Scuola della Decrescita di Ragusa con la collaborazione di Generazione Zero e di numerosi sponsor. Abbiamo intervistato Stefano De Nicola, uno dei membri del gruppo.
Che cosa è la Scuola della Decrescita e com’è nata?
La scuola della Decrescita è un gruppo formatosi all’indomani della venuta del filosofo decrescitista Serge Latouche a Ragusa (Dicembre 2012), allo scopo di creare consapevolezza pubblica, spazi di dibattito e iniziative intorno al concetto di Decrescita Felice. Le nostre iniziative sono aperte a tutti, ma organizzate in piena indipendenza da partiti, movimenti politici ed associazioni.
Che cosa s’intende per Decrescita?
La Decrescita (o Decrescita Felice) è una teoria economica, politica e filosofica che si propone come vera alternativa alle teorie tradizionali. Dopo il crollo disastroso del socialismo reale sovietico e la crisi persistente di un capitalismo mondiale sempre più feroce, è evidente che bisogna mettere in discussione i fondamenti stessi su cui le vecchie visioni del mondo erano ancorate.
Questo spiega il nome stesso “Decrescita”, che è volutamente una provocazione: serve a mettere in discussione il dogma della crescita ad ogni costo, di un “progresso” in nome del quale si possano sacrificare i diritti umani e devastare la società e l’ambiente.
La Decrescita nasce dalle domande: di cosa abbiamo veramente bisogno? Come possiamo creare una società del benessere, che armonizzi le necessità dell’uomo con i limiti naturali del pianeta?
Intorno a questi punti focali è nato negli ultimi anni un grande dibattito culturale, politico e filosofico, che riteniamo destinato a diventare sempre più centrale negli anni a venire.
Che cosa avete fatto finora e che cosa avete intenzione di fare?
La prima iniziativa organizzata dalla Scuola è l’incontro del 3 Aprile [Auditorium Chiesa S. Teresa, inizio ore 17] con il prof. Ugo Mattei, un’occasione preziosa per parlare di Beni Comuni con uno dei massimi esperti italiani e mondiali in materia, un giurista molto progressista ed estremamente all’avanguardia rispetto ad un ambiente accademico spesso chiuso e retrivo.
Che libri o film consigliereste a chi si vuole approcciare alla materia?
Ci sono molte strade che conducono verso la Decrescita; chi ha una mentalità più pratica potrà trovare stimolante il “Manifesto per la Decrescita Felice” di M. Pallante, mentre a chi preferisce un quadro più teorico e filosofico consigliamo il “Breve Trattato sulla Decrescita Serena” di S. Latouche.
La migliore introduzione al tema dei Beni Comuni, argomento dell’incontro di Giovedì, è invece “Beni Comuni: un manifesto” dello stesso Ugo Mattei.

L’argomento dell’incontro, i Beni Comuni, interessa tutti o solo gli intellettuali?
Il tema dei Beni Comuni è in effetti uno dei temi più concreti che si possano porre oggi.
Si tratta di un approccio nuovo, partecipato e diretto, a risorse che sono indispensabili: si pensi ad esempio all’acqua, all’istruzione, alla sanità, agli spazi pubblici.
In un’epoca di crisi, di privatizzazioni, di globalizzazione, in cui la libertà del cittadino è limitata alla scelta dei prodotti nel supermercato e la democrazia rappresentativa si riduce spesso al mero atto del voto (per partiti poi non troppo diversi l’uno dall’altro), parlare di Beni Comuni rimette al centro l’importanza della comunità, dell’uomo e dei suoi bisogni vitali: quei bisogni che non possono essere messi a repentaglio né da logiche di mercato né da inefficienze statali, ed è interesse di ciascuno tutelare.
Che cosa c’entrano i Beni Comuni con la Decrescita?
La Decrescita è una visione globale della società e dell’uomo che mette al centro i bisogni effettivi della comunità, aspirando ad una civiltà del Buon Vivere, dell’equilibrio e della convivialità.
E’ chiaro che una prospettiva simile necessita di mettere in crisi i paradigmi tradizionali, incluso quello giuridico del dualismo Stato-proprietà privata che ha monopolizzato l’era moderna.
La cultura dei Beni Comuni nasce (o meglio, viene riscoperta e rielaborata) proprio come alternativa a questo dualismo, e dunque si colloca e si coordina perfettamente all’interno del pensiero della Decrescita, arricchendolo con le proprie specificità.
Intervista di Giulio Pitroso
Foto di Peppe Giordano
Illustrazione di Greta Bengasi
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