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Un Osservatorio per bloccare il “business” del CARA di Mineo

Il CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo, in provincia di Catania, è una questione strana, potremmo dire brutta. Questa struttura, operativa dal marzo 2011, sembrava essere una sorta di reggia. Sembrava, appunto. Il centro più grande d’Europa, si diceva (e in effetti lo è), con tanto di campo di calcio, aule studio, menù diversificato, acqua calda e tanto altro ancora.
Qui, circa duemila immigrati (capienza massimo del centro) attendono che venga loro riconosciuto il diritto di asilo in Italia. Questa è la teoria, che è in effetti molto bella. Suona davvero bene. Sosta al CARA, che in passato era la residenza dei marines che lavoravano nella vicina base militare americana di Sigonella, quattro calci al pallone, un buon pasto e poi, non appena i tempi burocratici lo permettevano, arrivava il tanto agognato status di rifugiato politico.

Le contraddizioni del caso

Peccato che, come accade spesso nelle favole, dopo un po’, si rivela il lato reale e triste della faccenda. L’hotel di lusso per immigrati diventa prigione e le duemila persone diventano quasi quattromila. I tempi si allungano ed uscire fuori è diventato veramente difficile. Non è tutto oro quello che luccica, anzi il contrario. 1982024_600790093341248_106887499_nAll’interno del centro sembrerebbe esserci pure un giro di prostituzione, fatto che, sommato ad altre vicende accadute in questi anni (di seguito brevemente raccontate), ha formato una nube fitta e scura sulla struttura. E così, scoppia il caso CARA di Mineo. Ma di che cosa parliamo? “Il Cara di Mineo è il Cara più grande d’Europa, un’anomalia tutta italiana, una sorta di lager dove vengono tenuti forzatamente i rifugiati anche per diversi anni, quando invece dovrebbero permanerci solo per pochi mesi, purtroppo in condizioni non sempre dignitose e molto spesso spiacevoli. Perché tutto questo? Perché gli interessi in gioco sono alti, anche e soprattutto gli interessi politici ed economici”, dichiara Giuseppe Coniglione, consigliere comunale di Vizzini (CT) e promotore, assieme ad altri consiglieri comunali del Calatino, tra cui Salvo Grasso (presidente del consiglio di Palagonia), Gemma Marino (consigliere di Caltagirone), Giuseppe La Rocca (consigliere di Grammichele), di un Coordinamento dei Consiglieri Comunali del Calatino sulle politiche d’accoglienza.
Di che interessi parliamo? Di soldi naturalmente, poiché tanti ne girano di euro attorno alla gestione del centro. Tanti milioni, in proporzione al numero di immigrati “ospiti” nel centro di Mineo. “La gestione dell’accoglienza è divenuta un “sottogoverno” ed un business che a molti fa comodo ed è per questo che è necessario ripristinare chiare regole al suo interno, perché bisogna pur sempre ricordare che si tratta di soldi pubblici che tramite i CARA e gli SPRAR vengono gestiti”, continua Coniglione.
Negli ultimi tempi, del resto, abbiamo assistito a diverse proteste da parte degli immigrati, come per esempio i trecento immigrati che, nel dicembre scorso, hanno bloccato le strade statali Catania-Caltagirone e Catania-Palagonia. Ma anche la morte ha fatto visita al centro di Mineo. È il caso di Mulue Ghirmay, ragazzo eritreo di ventuno anni, suicidatosi nel centro il 14 dicembre scorso. Sul suicidio del giovane è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Caltagirone.

Maggiore controllo e sensibilità

Per questo Coniglione aggiunge che “lo scopo dell’Osservatorio sarà, dunque, quello di controllare, riferire all’opinione pubblica ed agire politicamente ed in sinergia tra di noi consiglieri comunali del Calatino ove e quando sarà possibile”.
Tanti i disagi che affliggono la struttura di Mineo: dalla precaria assistenza sanitaria alla insufficienza dei corsi di lingua italiana; dalla depressione, la solitudine, l’isolamento, fino ai tentati suicidi, sette, secondo un rapporto del 2011 di Medici Senza Frontiere (Dall’inferno al Limbo, ndr).
“Per questo, come Osservatorio, oltre ad avere con noi una persona come Gemma Marino, esperta nelle politiche dell’accoglienza, abbiamo già stabilito importanti contatti con esponenti del Parlamento disponibili a portare avanti le nostre istanze a Roma e non escludiamo nemmeno future azioni che possano coinvolgere persino la Commissione Europea, visto che la questione rifugiati non appartiene solo all’Italia od alla Sicilia ma all’intera Unione Europea”, conclude nella sua dichiarazione Giuseppe Coniglione.

 

Attilio Occhipinti

 

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