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Ragusa: sciopero della fame e presidio contro le aste

Mobilitazione contro le aste

«La cosa su cui ci stiamo più fortemente impegnando». Al ricevitore c’è Tano Malannino, presidente di Altragricoltura. La cosa su cui lavora così tanto l’associazione sono le aste delle aziende agricole. Del resto, è il tema della mobilitazione in atto in questi giorni a Ragusa. Con l’ausilio di Libera, Antiracket Sicilia, Sos impresa Sicilia, Articolo1, è stata organizzata una protesta contro la morsa delle aste e quella zona grigia che le circonda. I vertici di Altragricoltura presidiano la Prefettura, mentre l’imprenditore Giacchi e Cirnigliaro (entrato al secondo giorno) hanno cominciato lo sciopero della fame. Prima la conferenza di lancio, programmata per il 4. A seguire, un incontro con il Prefetto, giorno 7: presenti i due sopracitati e Maurizio Ciaculli.
Basta dare un occhio al web. Per questa storia la classe politica sembra muoversi particolarmente. Il tema è molto importante per un’area che vive d’agricoltura- e questo è banale-. Così tanto importante che il Caso ci regali la sottile coincidenza dell’avere tra i manifestanti due veterani, due ex assessori del Comune di Vittoria. Giacchi e Cirnigliaro hanno già provato l’esperienza dello sciopero della fame: si ricordi la loro protesta in favore dell’apertura del Magliocco, avvenuta contemporaneamente al loro ritorno nel partito di Raffaele Lombardo, l’allora Mpa. Ma stavolta Giacchi combatte una battaglia in prima persona, proprio perché cerca di evitare la perdita della casa e dell’azienda di famiglia. Una storia che riporta alla mente il nome di Giovanni Guarascio.

Contributi europei, infiltrazioni mafiose e opportunità da cogliere

Ritornando a Tano Malannino e alla nostra telefonata, l’interesse di Altragricoltura, a livello nazionale, è quello di far inserire all’interno del patto di stabilità un articolato di legge per bloccare le aste. Il meccanismo da fermare è semplice: le aziende si indebitano e usano il proprio patrimonio come garanzia. Putroppo, però, è «assodato che qualunque cosa provi a coltivare, quella cosa non ti darà reddito». Il problema va ovviamente condotto alla grande distribuzione e alle difficoltà che essa crea ai produttori. Secondo il racconto di Tano, vendere sottocosto è facile, quasi la norma. Tra non molto la nostra nazione perderà la propria sovranità alimentare. La domanda sorge spontanea: e il latifondo? Perché il latifondo non muore? «Vive sulla base dei contributi Agea».Contributi che sono distribuiti relativamente all’estensione del fondo: più terra hai, meglio è.
L’altra questione importante, che i media hanno trascurato, è l’infiltrazione che Altragricoltura denuncia. Alla base della debolezza del sistema delle aste, secondo Tano Malannino, ci sarebbe il meccanismo della delega ai professionisti privati in luogo del tribunale. Si possono costituire cordate in cui «c’è la malavita organizzata». Altragricoltura ha raccolto un dossier, da cui si evince proprio questo fenomeno pericoloso.
Ma, se al posto della grande distribuzione si lavorasse con l’e-commerce? L’interesse c’è, ma «non abbiamo mai avuto rapporti». Gli attivisti stanno lavorando alla formazione del P.A.S., Piattaforma Alimentare Solidale. Una realtà che vuole aggregare i consumatori e si vuole rivolgere principalmente ai G.A.S., Gruppi D’acquisto Solidale. Sullo sfondo, la vicenda di Maurizio Ciaculli, attivista minacciato gravemente: non ci sono grosse novità in proposito.

 

Giulio Pitroso

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