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La necropoli dimenticata di Monte Casasia

La Sicilia meridionale, e specialmente l’area degli Iblei, è ricca di preziosi patrimoni naturalistici e storici, che spesso vengono sottovalutati e lasciati marcire in un perenne stato di degrado. Monte Casasia, località appartenente al territorio di Monterosso Almo, in provincia di Ragusa, ne rappresenta un esempio. Sulle pendici dell’altura sorgono, infatti, i resti di una necropoli risalenti al VII secolo a.C.

100_0799È un pomeriggio di Maggio quando decido di visitare la località. Mi accompagnano mio fratello e un suo amico, che ci farà anche da guida durante la “missione”. Arriviamo a destinazione dopo una ventina di minuti e veniamo subito accolti da un cartello in legno, unico segnale d’avviso lungo l’intero tragitto. Scendiamo dalle moto da enduro (gli unici mezzi, insieme ai fuoristrada, tramite i quali si può sperare di superare il dissestato sentiero che porta al monte) e come dei novelli Indiana Jones ci mettiamo alla ricerca di qualche tomba. Non passano pochi minuti che subito intravediamo la prima: un’apertura nella roccia di modeste dimensioni e di forma pressoché rettangolare, inaccessibile, però, data la presenza di un’impenetrabile barriera di erbacce all’ingresso. Continuiamo il tragitto lungo un piccolo sentiero ricavato dal precedente passaggio di altri visitatori attraverso il folto manto di vegetazione. Le spoglie tombe si fanno via via più fitte e la nostra “guida” ci racconta di come, sul finire degli anni ’60, alcuni cittadini dei centri limitrofi trafugarono una grande quantità di cimeli dalla necropoli:“c’era ciù passìu cca ca no o cursu” dice, facendo capire come gli abitanti partissero la sera dai centri urbani, presumibilmente armati di metal detector, con l’intenzione di portare via i preziosi reperti.
Proseguiamo il tragitto verso la cima dell’altura, sulla quale sorge una torretta d’avvistamento del corpo forestale.100_0780 La cosa che colpisce di più è il paradossale stato della torretta e delle tombe: la prima, costruita probabilmente da pochi anni, imponente alla vista e di ottima fattura; le seconde, invece, ricoperte quasi completamente di vegetazione spontanea, al punto che rischiamo più volte di scivolarci dentro. Terminiamo quindi il viaggio all’interno della necropoli, rimontiamo sulle moto e imbocchiamo la via di casa, non senza rischiare un altro paio di volte di scivolare lungo quel maledetto sentiero dissestato.
Rimane l’amaro in bocca pensando a come degli importanti siti archeologici come questo possano essere abbandonati in questo modo. Eppure, nel corso degli anni, non sono mancati i piani di recupero (alcuni piuttosto impegnativi dal punto di vista economico) programmati dai vari enti amministrativi, con lo scopo di posizionare la località di Monte Casasia all’interno di un programma più vasto, come il progetto “Quattro città e un parco per vivere gli Iblei”, promosso dalle città di Ragusa, Giarratana, Chiaramonte Gulfi e Monterosso Almo. I risultati dei vari progetti tardano, però, ad arrivare.

 

Giuseppe Cugnata

 

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