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NOVARTIS : La guerra dei brevetti

IL CASO

 

Il cancro, nell’anno 2013, uccide. Eccome. I costi per le cure sono ancora elevatissimi e proibitivi. Cosa accade quando nasce un particolare farmaco che potrebbe offrire una terapia low-cost? Nel campo dell’industria farmaceutica, è il caso di dirlo, un vero e proprio terremoto. Il farmaco “incriminato” in questo caso si chiama Glivec. In Svizzera, una potente casa farmaceutica, la NOVARTIS, si è opposta a spada tratta contro la commercializzazione a basso costo di questo farmaco, avvenuta nel paese “democratico” più grande a questo mondo, l’India. La corporation della salute elvetica aveva presentato un ricorso contro le aziende farmaceutiche indiane ree, a parere del suo establishment, di aver “copiato” il brevetto per rivenderlo ad un prezzo di gran lunga inferiore di quello pattuito in origine. Questa lunga guerra di logoramento, iniziata nel 2006, è terminata due giorni fa, quando la Corte Suprema di New Delhi ha respinto definitivamente questa istanza. La differenza in termini di pecunia è enorme: un mese di trattamento con il Glivec ha un costo di circa 2.600 dollari a paziente, mentre la versione “pirata” che viene utilizzata nella penisola indiana è venduta a 175 dollari. Lapalissiano dire che, a conti fatti, una quantità superiore di esseri umani potrà comprare un salvacondotto contro una morte certa.

BREVETTI E DISUGUAGLIANZA

 

Yochai Benkler nel suo libro La ricchezza della rete (The Wealth of Networks, 2006) ha dedicato un’ampia sezione alla categoria dei brevetti operati dalle cause farmaceutiche. Si parla di vera e propria guerra dei brevetti, ponendo l’accento su come le case farmaceutiche, spesso, facciano pressione per creare concessioni esclusive a protezione delle ricerche, con costi di copyright elevatissimi per un eventuale fruitore. Il nostro interesse, ovviamente, non è entrare nel merito di quanto e in quale misura il Glivec possa essere efficace e quali effetti collaterali possa causare. Non siamo una rivista di medicina, dunque questo aspetto va al di là della nostra competenza. Il punto nevralgico della questione, a nostro parere, è un altro. Chi puo’ arrogarsi il diritto di decidere chi vive e chi muore? Qual è il prezzo per salvare una vita umana? Il dibattito etico nella comunità internazionale, medica e non, è caldo ed accesissimo. La sperimentazione a volte può presentare dei problemi seri di incompatibilità con tecniche non crudeli e disumane (del tutto opinabili). Una volta stabilita l’efficacia di un farmaco, però, sembra legittimo poter dare l’opportunità di usufruire del medesimo al maggior numero di soggetti. Nel frattempo, fortunatamente, l’India ha battuto la NOVARTIS. Potrebbe essere, chissà, un caso da manuale in direzione del cambiamento.

 

 

Simone Bellitto      

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