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Pericle non ride più

La frenetica campagna elettorale 2013 sta per volgere al termine e i candidati non perdono occasione di farsi intervistare in una o nell’altra rete televisiva per avere un po’ di visibilità. Di pari passo, è cresciuta ed ha ricoperto un ruolo fondamentale per l’opinione pubblica la tagliente satira dei vari Travaglio, Vauro, Crozza. Tuttavia, esiste una sostanziale differenza tra la propaganda politica e la satira: l’una serve a guarnire i progetti politici (condita anche con più o meno rivelazioni shock), l’altra serve a fornire un quadro trasversale della realtà sociale e politica del Paese. Per questo motivo, infatti, la prima serata del Festival di Sanremo 2013, come la consuetudine degli ultimi anni vuole, ha visto protagonista non solo le canzoni oggetto della competizione canora, ma anche ospiti più o meno simpatici.

Questo è il caso di Maurizio Crozza, comico particolarmente apprezzato per la sprezzante satira politica dispensata in questi mesi, il quale ha esordito con una canzone che dipingeva un immortale, cinico e furbo Berlusconi. Dalla platea si alza un grido: “Niente politica a Sanremo! Vai Via! Sparisci! Sei un pirla!” crozza fischiato a Sanremo 2013e il comico, spiazzato dall’accoglienza, non riesce più ad andare avanti, fino a che, dopo un doppio intervento di Fabio Fazio, i contestatori (che si dice essere gli stessi che l’anno scorso fischiarono Celentano) vengono allontanati dalla sala. Finalmente lo spettacolo può andare avanti. Tuttavia, ciò che colpisce è l’inciviltà e l’ignoranza (nel senso tecnico del termine, ovvero di persone che ignorano, in questo caso, la sostanziale differenza di cui sopra) dei contestatori, probabilmente elettori del PDL, che pur di non fare i conti con la tagliente descrizione che Crozza fa del loro leader, si appellano al principio secondo cui il Festival di Sanremo deve rimanere scevro di scenari politici. Allora, perché non contestare Totò Cutugno, il quale ha cantato prima “L’Italiano”, poi “Le Notti di Mosca” (quest’ultima in lingua russa), con l’Armata Rossa in uniforme ed ha accennato ad un ricordo, quasi idilliaco, dell’Unione Sovietica, salvo poi essere bloccato da Fazio. Non sarà mica un comunista mangiatore di bambini anche lui?

Frattanto mi sovviene la tristezza pensando ad un tempo così lontano, quando i politici andavano a teatro consapevoli che li avrebbero derisi, divertiti da ciò e umili nell’imparare che la voce del popolo, racchiusa anche (e forse soprattutto) in quei momenti di satira, è la vera guida del proprio percorso politico. Perché governare, uno Stato o una polìs che sia, in maniera giusta, non significa essere simpatici e generosi, magari restituendo qualcosa, come se si vendesse una padella al mercato (senza voler offendere i venditori ambulanti); significa operare per la salvaguardia del bene comune: io sarò finalmente ricco e felice, solo se lo saranno gli altri. Se questo significa essere comunisti, io allora pretendo di esserlo.

 

Simone Lo Presti

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