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Aggressione contro il popolo Siciliano: gli agenti manganellano, il Muos si deve fare

Il fatto

Qualcuno parla addirittura di “prove di stato di polizia”. Ieri notte, tra l’una e mezza e le due un gruppo di attivisti No Muos ha tentato di bloccare fisicamente il passaggio dell’ennesimo mezzo utile alla costruzione delle antenne americane. Questa volta, però, ad affrontare i dimostranti c’era anche un nutrito convoglio di forze dell’ordine, che hanno piegato la loro resistenza. Il convoglio è così riuscito a passare e ad entrare nella base intorno alle 4 del mattino.
Alcuni giorni prima il Ministro Cancellieri ha dichiarato che l’area è “di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati” e che “non sono accettabili comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale e la libera circolazione connessa a tali esigenze, tutelate dalla Costituzione”; faceva seguito un comunicato dell’8 gennaio da parte del No Muos. La scorsa notte alle parole sembrano esser seguiti i fatti. E’ stata convocata un’assemblea generale dei comitati No Muos per il 12 gennaio.

Le reazioni

Quanto accaduto ha sollevato lo sdegno di alcune parti politiche, dopo che già l’8 gennaio le diverse organizzazioni partitiche dell’Ars si erano pronunciate contro il Muos, suscitando accuse di incoerenza da chi le ritiene responsabili del via libera alla realizzazione dell’opera. Inoltre, lo stesso assessore Lo Bello aveva incontrato il No Muos a fine dicembre, instaurando così una piattaforma di confronto promettente.
Il presidente Crocetta dirama una nota l’11 mattino, in cui trova inutili le forzature di stampo autoritario:  “I siciliani sappiano che il governo siciliano non farà alcuno sconto sulla salute dei cittadini e, nel giro di qualche giorno, il provvedimento di sospensione dei lavori e della messa in mora dell’esercizio dell’ impianto Muos sarà emanato, per cui a nulla servono forzature di stampo autoritario per imporre alla Sicilia strumenti che potrebbero essere collocati in aree più idonee, dove non ci siano rischi per la salute dei cittadini”. Intorno alla sua figura si raccolgono critiche e sarcasmo per non aver mantenuto ancora l’impegno di fermare la costruzione dell’impianto.

Ferma la condanna di Valerio Marletta, sindaco di Palagonia: “Dopo la minaccia del Governo Nazionale agli attivisti che si battono contro la costruzione delle antenne militari in Contrada Sugherata, dopo la nota al Presidente della Regione Siciliana da parte del ministro dell’Interno, dopo l’inutile presa di posizione dell’ARS, che nulla di concreto ha prodotto, questa notte Niscemi è stata assediata da centinaia di agenti delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa e con inaudita violenza sono stati rimossi i blocchi dei manifestanti per il passaggio del convoglio con i pezzi per il montaggio delle antenne MUOS con l’ordine di far passare una gru con ogni mezzo. Ribadiamo la nostra più ferma condanna per questo atto di prepotenza ed esprimiamo solidarietà ai comitati e agli attivisti “No Muos” sicuri che questo non indebolisce e non scalfisce la lotta e che invece da forza a una nuova fase della resistenza contro l’installazione di queste pericolose antenne militari”. Appunto, sulla questione Crocetta, dice:“Ancora più grave è la totale assenza, sul posto questa notte, del presidente della Regione Crocetta, che non poteva non sapere quanto stava accedendo a Niscemi diretta conseguenza del voto in aula da parte dei parlamentari regionali di un documento vuoto che non ha impedito la sospensione dei lavori e il passaggio della gru. Auspichiamo, a questo punto, che il presidente Crocetta passi dalle parole ai fatti una volta per tutte, ritirando immediatamente e in modo definitivo le autorizzazioni”.

Rifondazione Comunista si esprime in materia a livello locale nella voce di Maria Merlini, del circolo Olga Benario di Catania, “Di fronte a questo atto gravissimo è necessario intensificare la mobilitazione a Niscemi e in tutto il territorio regionale, per liberare la Sicilia dalla presenza militare statunitense che la sta trasformando in una piattaforma di guerra – con pesanti costi ambientali e civili – e riaffermare la necessità di una scelta di pace, cooperazione ed accoglienza.”. A livello nazionale, il segretario Ferrero dichiara: “Nella notte del 10-11 gennaio Niscemi è stata invasa dalle forze di polizia e con violenza sono stati rimossi i blocchi dei manifestanti che protestavano contro il passaggio del convoglio con i mezzi per il montaggio delle antenne MUOS. Come in Val di Susa anche a Niscemi la popolazione protesta contro una grande opera inutile e dannosa e il governo italiano invece di dialogare reprime chi protesta. Nel confermare il pieno appoggio di Rifondazione Comunista alla popolazione di Niscemi che si oppone alla costruzione del MUOS, chiediamo al Ministero degli Interni di smettere di usare le forze di polizia come truppe di occupazione”.

La notizia è stata ripresa da Osservatorio sulla Repressione, mentre veniva diffuso un report prodotto dal No Muos. Qui sotto il testo:

 

NO Muos
REPORT NOTTE DEL 10-11 gennaio 2013: Niscemi INVASA da centinaia di forze di polizia. Con inaudita violenza sono stati rimossi i blocchi dei manifestanti per il passaggio del convoglio con i mezzi per il montaggio delle antenne MUOS.

Alle 22,30 della sera del 10 gennaio é stato avvistato il convoglio con 4 camion e 2 gru della ditta COMINA scortati da numerosi reparti d’assalto di Polizia e Carabinieri lungo la Statale Catania-Gela. Il convoglio partito da Belpasso per evitare il transito attraverso la città ha proseguito lungo la SS115 per poi risalire da C.da Terrana a sud della base militare di Niscemi.

Alle ore 00.30 gli occupanti del presidio, situato a Nord della base per timore di non riuscire ad impedire il passaggio del convoglio si sono mobilitati e diretti in C.da Terrana.

Nelle stesse ore Niscemi veniva invasa da decine di truppe di Polizia e Carabinieri che hanno effettuato innumerevoli posti di blocco nei punti nevralgici di transito verso la base militare, non permettendo il passaggio delle persone, creando numerose difficoltà anche ai residenti che alle prime ore del giorno si recavano al lavoro.
Cio’ nonostante, numerosi attivisti e cittadini (allertati da internet e SMS) si sono recati in C.da Ulmo ma le forze di polizia schierate presidiavano tutti gli accessi ed hanno impedito a tutti di proseguire in direzione del convoglio, né di accedere al presidio di C.da Ulmo. Solamente gli attivisti che già si trovavano al Presidio di C.da Ulmo sono riusciti a raggiungere il convoglio in C.da Terrana.

All’1.30 del mattino, in C.da Gallo (al bivio tra il borgo di S.Pietro e Caltagirone) si è tenuto un primo blocco da parte del Comitato NO MUOS di Niscemi unitamente ad alcuni membri di altri Comitati che sono riusciti a sopraggiungere nel frattempo da altre città. Le forze di polizia in tenuta anti-sommossa hanno reagito duramente e con violenza. Hanno effettuato alcune cariche, ma nonostante l’impeto dei poliziotti i manifestanti sono riusciti a resistere ai blocchi sotto le manganellate per alcune ore.

La dinamica del blocco è stata estremamente dura, i manifestanti ripetutamente si opponevano con il corpo al passaggio dei mezzi pesanti in maniera pacifica, ma le forze dell’ordine, incitate dai capi dell’operazione, non rinunciavano ad utilizzare le maniere forti per rimuovere fisicamente gli attivisti con numerose cariche. Il convoglio alle 3.30 dopo ore di resistenza è riuscito a passare e a proseguire lungo la Strada Provinciale che porta alla base militare. Dopo aver superato il primo blocco alcuni reparti hanno impedito ai manifestanti di spostarsi per almeno un paio d’ore, assicurandosi che non riuscissero a raggiungere altri manifestanti che nel frattempo arrivavano dalla città.

Altri attivisti che arrivavano dalla Città sono riusciti a superare i posti di blocco e a raggiungere la Strada Provinciale in posizione utile per effettuare un presidio per impedire il passaggio del convoglio.

Alle ore 4. 00 circa nei pressi di C.da Vituso (lungo la S.P. Niscemi-Caltagirone) viene effettuato un secondo blocco stradale in maniera pacifica e civile. Nonostante che l’opposizione fisica dei manifestanti fosse del tutto serena, le centinaia di forze dell’ordine che scortavano il convoglio, anche questa volta non hanno esitato ad utilizzare le maniere forti per rimuovere fisicamente i singoli manifestanti.

Dunque, dopo ore di resistenza civile, il convoglio è riuscito alla fine ad accedere alla base militare intorno alle 4.30 scortato e protetto da centinaia di agenti di Polizia e Carabinieri.

Alle ore 5.30 i manifestanti sono riusciti a ritornare al presidio di c.da Ulmo ed hanno indetto un’assemblea immediata ed urgente, dopo un breve dibattito si è deciso di allertare ed informare la città di Niscemi del grave fatto accaduto. Alle ore 6.00 presso il Largo Spasimo si è tenuto un breve comizio rivolto ai niscemesi che si recavano al lavoro nelle campagne.

Il presidio di C.da Ulmo denuncia il grave fatto accaduto questa notte, un invasione armata da parte dello Stato ha di fatto impedito l’esprimersi del territorio. Con la forza lo Stato ha voluto impedire che la popolazione che ospiterà questa installazione decida se accettare o meno il prezzo da pagare in termini di salute, pace e inquinamento. “E’ un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce” – dicono gli attivisti del presidio – “Il passaggio di questo convoglio non è una sconfitta ma l’inizio di una nuova fase della resistenza all’installazione del MUOS. Verrà probabilmente indetta a breve una grande mobilitazione per portare la questione alla ribalta nazionale”.

E’ convocata per domani 12 gennaio alle ore 15.00 un’assemblea generale del coordinamento regionale NO MUOS dove verranno decise le prossime mosse delle azioni di contrasto all’installazione.

Ore 8.35 – Presidio NO MUOS di C.da Ulmo

 

Giulio Pitroso

 

One Comment

  1. […] dei quadri di partito. E della forma-partito non ci resta molto altro di funzionale. I sinistrorsi soffrono le manganellate nei movimenti, vedi il No Muos, ma non trovano un centro di gravità che catalizzi i loro sforzi: perché gli […]

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