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Sotto l’albero una crisi di governo

 Silvio è tornato

Quest’anno, per via della crisi troveremo sicuramente pochissimi regali sotto l’albero, in compenso, il piccolo Babbo Natale nostrano, molto più simile ad un folletto che ad un vecchio barbuto e rubicondo, ne ha portato uno gigante di regalo, dopo aver causato le dimissioni del governo Monti, Silvio si ricandida! Ad una settimana dall’avvenimento, lo scenario futuro, non è di certo dei migliori, la caduta dei professori e la ridiscesa in campo del piccolo, ha provocato, nel giro di pochissimo tempo: l’innalzamento dello spread, il calo della borsa di Milano e di quella di Madrid e la completa sfiducia da parte del parlamento europeo, con il Ppe in testa, nonché delle agenzie di rating e degli investitori.
Ma parliamo più in concreto di ciò che è successo: sabato, dopo le dichiarazioni esplicite di Alfano a non voler più appoggiare il governo tecnico, il Presidente del Consiglio, prima ancora che fosse esperita una mozione di sfiducia ufficiale, va a parlare con Napolitano promettendo di dimettersi  dalla carica di premier (subito dopo approvata la legge di stabilità), proprio nello stesso momento in cui Berlusconi a Milanello rinnovava il suo impegno a scendere nuovamente in campo per la causa italiana.

La crisi di governo

Ma quali saranno le conseguenze nei giorni a venire di ciò che è accaduto la scorsa settimana e che cos’è questa famigerata crisi di governo di cui tutti parlano? Riassumendo, ciò che si prospetta se dovesse accadere una crisi di governo è semplice: il Presidente della Repubblica, sente in prima istanza i presidenti di Camera e Senato, quindi passai ai segretari dei partiti, con i quali proverà a fare un re-impasto, onde  evitare uno scioglimento effettivo delle camere; se la maggioranza non dovesse essere ottenuta, torna nuovamente sui presidenti della Camera e del Senato e avvia la procedura di scioglimento, quindi si procederà ad indire nuove elezioni.
Ora, il discorso appena fatto ha assolutamente bisogno di un paio di precisazioni: di norma lo scioglimento delle camere non è possibile farlo sei mesi prima della fine della legislatura del Capo di Stato, quindi in questa occasione non sarebbe possibile, visto che il mandato di Napolitano durerà fino al 2013 per meno di sei mesi, ma la legge concede una deroga nel caso in cui il mandato di Presidente della Repubblica sia in scadenza, in concomitanza con quello del governo, vale a dire il nostro caso.
Parlando di situazioni concrete, le dimissioni di Monti hanno infatti sancito il totale nulla di fatto in materia di riforma della legge elettorale, con il beneplacito di Bersani, il quale se si andrebbe per ipotesi a votare domani, avrebbe una maggioranza maggiore al 40% quindi, cari cittadini del suolo italico, il porcellum, per quest’anno ci resterà sullo stomaco.

 

Sebastiano Cugnata

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