Il porcellum
“Il porcellum vedrà panettone e Pasqua”, è la frase ripetuta ai vari quotidiani nazionali da Calderoli nei giorni scorsi, in merito ai ritardi della modifica dell’aborto legislativo del senatore padano, il Porcellum, appunto. L’accordo preso dai partiti, la cui discussione avrebbe dovuto prendere luogo nella sede del Senato alcuni giorni fa, è slittato, fondamentalmente, a causa di due semplici motivi: il primo, di ordine oggettivo, è il fatto che giorno 5 dicembre, data nella quale si sarebbe dovuto discutere e decidere della complessa materia in aula, l’ordine del giorno è stato semplicemente spostato, incentrando l’attenzione sul decreto sviluppo; il secondo impedimento, radicalmente più sostanziale, riguarda il brusco cambiamento di clima a palazzo Madama e arriva, infatti, con la bozza del pidiellino Quagliariello, che torna di nuovo a confondere le carte in tavola.
LA RIFORMA
Ma cosa prevede la già discussa riforma del senatore leghista e in cosa diverge dalla nuova bozza di Quagliariello? La prima proposta, criticata da Bersani, (il quale era già perplesso alla vista dell’autografo dello stilatore apposto in chiusura) e timidamente accolta dall’Idv, prevedeva, sulla base di un sistema elettorale proporzionale corretto: un premio alla coalizione che avesse ottenuto almeno il 40% dei seggi, la scelta dei candidati sulla base di liste plurinominali brevi e con i nomi visibili sulla scheda elettorale, e uno sbarramento nazionale al 5%.
La proposta di Quagliariello, invece, che tante perplessità, turbamenti e ripensamenti repentini ha diffuso tra le lussuose poltrone del Senato prevede, anziché la soglia di maggioranza precedentemente descritta, una soglia al 40%, oltre la quale si incassa un premio del 54% e, se nessuno la raggiunge, un premio di 50 seggi (non più variabile come la proposta dell’ascensore di Calderoli), da assegnare al primo partito se ha superato almeno il 25%.
Resta comunque fissato, quasi sicuramente, ormai per la prossima settima, l’approdo alla Camera della proposta di legge, anche a causa delle forti incertezze riguardo al futuro della politica italiana: quelli che sembrerebbero gli effetti di una demenza senile di Berlusconi da una parte, Bersani che si guadagna le primarie dall’altra, Grillo e i suoi dall’altra parte ancora. E proprio Bersani chiede certezze al Pdl riguardo i nuovi risvolti della legge elettorale, chiedendo di fronte ai giornalisti del Fatto Quotidiano: “Il Pdl per favore ci faccia sapere cosa pensa sulla legge elettorale perché non lo capiamo più. Siamo di fronte alla ventesima proposta, ma non sappiamo di cosa parlano”. Di Pietro e Donadi restano del medesimo parere, ossia che si sarebbe dovuto dare ascolto al milione e duecentomila cittadini che hanno firmato per il referendum che chiedeva il ritorno al Mattarellum.
E GRILLO?
Per ultimo, ha detto la sua anche il personaggio più controverso della più recente metamorfosi politica italiana, Grillo, che nel suo blog scrive di come la commissione Affari costituzionali voglia distruggere l’azione politica del M5S: innanzitutto, il provvedimento, sotto la penna di Enzo Bianco (Pd) e Lucio Malan (Pdl) prevede che insieme ai simboli delle forze politiche siano depositate le copie degli statuti, cosa di cui il Movimento grillino non è dotato, se non in maniera molto abbozzata (solo 7 punti ndr), e che quindi tende automaticamente ad escluderlo dalla competizione politica. Non meno importante, l’eliminazione del premio di maggioranza annullerebbe la possibilità che Grillo possa trionfare alle elezioni.
Sebastiano Cugnata
[…] soprattutto se si analizza la natura surrealista dell’autore del dipinto in questione. Il Porcellum appunto. Negli ultimi vent’anni quante volte abbiamo pensato che l’Italia sia un paese […]