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Malarazza

Malarazza

 

Manifesto elettorale di Crocetta alle Europee

Ti lamenti, ma che ti lamenti, pigghia nu bastuni e tira fori li denti!”. Inizia così una delle più belle, e forse, sconosciute canzoni popolari siciliane, Malarazza. L’atteggiamento cantato in questa canzone è tipico del siciliano medio. E non me ne vogliano i miei conterranei, ma siamo specializzati nel lamentarci. “E manca u travagghiu”, “E su’ tutti i stissi”, “E se Diu voli, cca semu”. In vista delle prossime elezioni regionali, ciò che si sente in piazza, ai bar e per le strade è “Io non voto! Si resta a casa!”. Sull’onda dell’antipolitica, che ha permeato le teste dei cittadini italiani, il calo di affluenza è una possibilità non troppo lontana.

La gente, stanca di promesse non mantenute, diserterà le urne? La colpa, sicuramente è della classe politica che ha governato la Sicilia. Una domanda sorge però spontanea. Ci troviamo in questa situazione perché abbiamo scelto di votare una persona in cambio di qualche posto di lavoro e non un’altra per le sue reali capacità? Davanti a coalizioni improvvisate, fino a poco tempo prima distanti anni luce nei programmi, abbiamo chinato la testa mettendo una X? È necessario comprendere che, fino a quando si terrà attiva la dinamica del voto di scambio, la Sicilia rimarrà quello che è. Immobilismo. Questo è il voto di scambio. Continuare a bendarsi gli occhi dentro la cabina elettorale significherebbe mantenere quel sistema, che dai tempi della nascita dell’autonomia siciliana ha permesso agli onorevoli di crearsi dei bacini di voto con il benestare, molte volte, della mafia. Tanto poi c’era mamma Regione Siciliana che assumeva.

La sfida

La sfida per Palazzo dei Normanni è partita ancora prima che l’ex presidente Lombardo ufficializzasse le sue dimissioni. A sinistra, Rosario Crocetta, eurodeputato PD, si è auto-proclamato candidato. Claudio Fava, autocandidato, con il supporto di IDV, SEL e della Federazione della Sinistra, rappresenterà anche chi ha preso le distanze dalle manovre di rianimazione portate avanti negli ultimi anni di governo Lombardo, ad opera del PD siciliano.

Riguardo a Crocetta, ne parlo da suo concittadino, credo che per candidarsi ci voglia coraggio, faccia tosta e soprattutto coerenza. Personalmente non lo voterò, nonostante ancora adolescente mi avesse affascinato in piazza con i comizi sull’antimafia. L’antimafia crocettiana è rimasta dentro il palazzo comunale di Gela o all’interno delle buste delle aziende che partecipavano ai bandi per gli appalti pubblici. Per il resto la città continua, tutt’oggi, a marciare sui binari dell’era pre-Crocetta. “Lotterie della legalità” a parte, le macchine continuano a bruciare, divenendo ormai un modo per dirimere anche questioni personali e i giovani dei quartieri di periferia continuano a crescere secondo la subcultura mafiosa. Crocetta, di contro, alle prossime elezioni si allea con il partito di Totò Cuffaro, che antimafioso non era, e con gente che nega il riconoscimento dei diritti agli omosessuali, lui che è il primo sindaco omosessuale dichiarato.

Non votare non risolverebbe le questioni annose che affliggono la Sicilia. Sarebbe piuttosto un aiuto per la grande coalizione messa in campo dal PD siciliano. Al di là dei discorsi di responsabilità, che sono stati fatti per giustificare le mille alleanze, si rischierebbe, votando una coalizione così eterogenea, di creare ulteriore stallo in una terra che è ferma da troppo tempo.

In un momento in cui la logica del libero mercato ha già segnato il suo fallimento e le ideologie sono sepolte sotto tumuli di terra, è necessaria una svolta a Sinistra, quella vera, quella che da troppo tempo manca negli organi di rappresentanza. Lasciarsi ammaliare dal “Sono tutti uguali!” non risolverà i nostri problemi. Non facciamoci travolgere dalla fatalità del “restare a casa” e lasciar decidere gli altri per noi. Il prossimo 28 ottobre riprendiamo in mano le nostre vite e la nostra terra. È l’ora di tirare fuori i denti.

 

Andrea Casano

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