Press "Enter" to skip to content

L’11 settembre all’Università ragusana

È stato notificato ieri, all’Ateneo catanese, il ricorso al TAR con il quale si contesta la mancata attivazione del primo anno del corso di laurea triennale in Mediazione linguistica presso la Struttura didattica speciale di Lingue a Ragusa. I promotori della sciagurata azione giudiziaria, i “falchi” amministratori del Consorzio universitario, hanno ritenuto così di far valere le loro “ragioni” davanti alla magistratura. Ma di quali “ragioni” si tratta? Quelle sbandierate dagli accorti ed illuminati amministratori raccontano di un rettore che è venuto meno alla parola data ed altre amenità del genere. Quelle reali, invece, ci mettono davanti ad un disastro che è il risultato del fallimento di una classe politica e dirigente che ha amministrato allegramente le risorse pubbliche, generando un debito stratosferico che ricadrà come un macigno pesantissimo sui contribuenti ragusani. Questa generazione di politici incapaci, che ha avuto la pretesa di amministrare il Consorzio universitario da quasi cinque anni a questa parte, ha dato il colpo di grazia ad ogni ambizione di crescita culturale ed economica della comunità ragusana. Queste fervide menti, che oggi, nel contesto della più grave crisi economica e finanziaria che si potesse immaginare, infestano di manifesti con le loro facce ed i loro proclami elettoralistici le pubbliche vie, non hanno saputo fare di meglio che rivolgersi alla magistratura per vantare chissà quali diritti, anzi fanno causa al creditore accampando il loro diritto di non onorare gli impegni presi con la convenzione del 2010.

Li abbiamo sentiti dichiarare l’importanza dell’investimento nell’università per l’economia locale, snocciolando numeri e percentuali di PIL che avrebbero portato benefici all’asfittica economia ragusana. Li abbiamo sentiti farsi paladini dei posti di lavoro che l’università avrebbe procurato. Li abbiamo sentiti giustificare le loro inadempienze motivando i mancati pagamenti all’università (e non solo) con le mancate rimesse ad un ente “a finanza derivata” come il Consorzio, ma non li abbiamo mai sentiti dare spiegazioni chiare e plausibili sui loro fallimenti: la chiusura dei corsi di medicina, giurisprudenza e agraria, il mancato utilizzo della Casa dello studente e del laboratorio multimediale del Carmine, i locali di via Solarino rimasti vuoti dopo le costose opere di ripristino.

Nessuno di loro ci ha spiegato perché si continui a finanziare (ma con quali denari?) un corso di laurea in Scienze sociali a Modica, nonostante il comune di Modica sia sempre stato gravemente moroso nelle rimesse al Consorzio ed oggi sia uscito dalla compagine sociale.

Il presidente del Consorzio universitario, il modicano prof. Enzo Di Raimondo, dichiarò in conferenza stampa, lo scorso 14 dicembre 2011, che la convenzione del 2010 era stata firmata perché sapevano che non l’avrebbero onorata in quanto ci sarebbe stato il Quarto Polo universitario pubblico. Ebbene, il Quarto Polo è morto sul nascere, ciò che resta dell’università ragusana sta per morire, ma le loro facce e i loro proclami sono sempre lì, su quei manifesti nelle nostre strade, mentre a noi restano i debiti. Vorremmo che oggi fosse l’11 settembre di questa scellerata classe politica.

 

 

 

Dipartimento Università e Ricerca

    Paolo Pavia

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *