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La “Rossa Primavera” del Meridione (Dossier “Qualcosa è cambiato?”)

Mi volete spiegare perché un uomo, un cittadino che da anni vede gli enti pubblici gonfiarsi di racco­mandati, le­noni della politica, imbro­glioni, gabel­loti dei partiti, e vede l’amministrazio­ne onesta paralizzata dalla faida di po­tere a tutti i livelli […] così ridotto e fe­rito come essere vivente e come cit­tadino ora, in questa occasione eletto­rale, non do­vrebbe votare comunista? […]E non è cambiato niente mai, e la disperazione ha preso il cuore di mi­lioni di cittadini, e io questo posso scriverlo onestamente perché la di­sperazione ancora non mi ha vinto.”  (Giuseppe Fava).

Pippo Fava, gli anni di piombo

Era il 21 Giugno 1975. In quest’articolo dal titolo “Perché i comunisti hanno vinto”, il più che compianto eroe del giornalismo italiano, Pippo Fava, analizzava in modo sintetico un periodo storico in cui la gente sembrava già disaffezionarsi alla mastodontica elefantiasi burocratica e politica dello stato democristiano. Giuseppe FavaErano anni duri quelli, ed allo stesso modo lo sono quelli che viviamo oggi. Una recessione a onda lunga mondiale colpiva l’intera economia mondiale nel 1973, appena due anni prima, causata dalla crisi petrolifera. In Italia si era nei famigerati anni di piombo, in un momento in cui la nazione italiana e l’apparato burocratico-politico nazionale dileggiava ed inveiva contro il brigatismo di sinistra e contemporaneamente copriva ed insabbiava (in alcuni casi esplicitamente appoggiava) i meccanismi dastrategia della tensione provenienti dall’area del terrorismo nero di estrema destra. Maccartismo all’italiana.

Nel 2012, esattamente 37 anni dopo quell’articolo, le sventure dello stato italiano sono diverse, ma ugualmente gravi e debordanti. Per non parlare, nodo del nostro articolo, della questione meridionale, da 150 anni e più rimasta immutata. Se a quei tempi era il democristianesimo di massa il principale problema della politica siciliana , oggi lo scettro del potere è stato nelle mani di autonomisti, moderatisti e reazionari di destra di cui il Movimento dei Forconi sembra essere l’ultima trovata sul “mercato”.

Catania, Palermo, Trapani

Ed invece, a volte, accade l’inaspettato. Nel Sud, una grande città come Palermo ha scelto come sindaco Leoluca Orlando, dell’Italia dei Valori, sulla scia della consacrazione di De Magistris a Napoli. Ed il Partito Democratico rosica, visto l’appoggio negato all’Italia dei Valori che sempre ha avversato l’alleanza di grandi intese a livello regionale. (Per non parlare di quella di stampo montiano a livello nazionale, ma questo è un altro discorso). L’autonomismo di marca Lombardo sembra essere arrivato al termine del suo lunghissimo ed infinito mandato. Il Partito Democratico sembra aver sciolto finalmente l’appoggio al governo centrale, visti anche i risultati poco lusinghieri nel panorama italiano e la perdita di popolarità immane nell’elettorato di sinistra. Opportunismo legalizzato e finalmente smascherato.

Ma la più grande sorpresa viene da un paese nella provincia di Catania, Palagonia, e risponde al nome di Valerio Marletta. Con il 72 per cento dei voti totali, il giovane candidato (pensate, solo 32 anni) rappresentante di una lista sostenuta da Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, ha stracciato, scartavetrato e cancellato il suo avversario politico di destra, Francesco Di Stefano.

I comunisti dunque hanno vinto di nuovo? Sembrerebbe di si. Questa volta il centro-destra battuto è figlio di un becero populismo di stampo berlusconiano, ormai, fortunatamente, sulla via del tramonto. Anche se il Sud, ed in particolare la Sicilia, è ancora purtroppo stretta in una morsa stritolatrice di un’eterogenea amalgama formata da Mafia e clerical-fascismo (come lo definiva Pier Paolo Pasolini). E nonostante tutto non è ancora chiaro la direzione in cui si sta muovendo l’intero Mezzogiorno d’Italia.

Purtroppo, come abbiamo già detto sopra, esiste, nonostante la chiara svolta di una parte dell’elettorato, uno zoccolo duro di siciliani che non vuole capire lo spirare di questo nuovo vento. L’elezione di Vito Damiano, candidato del Popolo della Libertà nella città di Trapani, ne è uno degli emblemi. Affermare, come ha fatto il neo-sindaco, che “Non bisogna parlare della Mafia nelle scuole” è una rotazione dell’asse terrestre in senso retrogrado. I frutti di questo ragionamento maturano sui muri delle strade di Castelvetrano. E questo non deve essere mai più tollerato.

Nel regime neo-liberista in cui stiamo affondando fino al collo, e che presto o tardi precipiterà la nostra economia come quelle greca e spagnola (ma in realtà già siamo a quei livelli), e col pericolo di spinte radicalmente reazionarie e xenofobe (nonché di mafioso totalitarismo) questa svolta nel meridione non deve essere assolutamente una vittoria di Pirro, una rondine senza primavera. La gente, probabilmente, sta iniziando a modificare il proprio modo di pensare. Iniziamo a cogliere il loro esempio. La questione meridionale non verrà risolta mai da tutte queste deleterie spinte verso un nuovo Medioevo. Cambiare e pensare, in primis. Il resto, dopo.

 

Simone Bellitto

 

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