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Intervista al rappresentante di Lettere e Filosofia

L’Università degli studi di Catania, e, nel nostro caso specifico, la facoltà di Lettere e Filosofia vessano già da qualche anno in condizioni difficili. Un vero e proprio pantano burocratico e (dis)educativo da cui sembra difficile riuscire ad uscire limpidamente. Della situazione difficile e dei problemi della nostra facoltà abbiamo deciso di discuterne con Emanuel Sammartino, uno dei rappresentanti di facoltà di tutti questi ultimi anni, anche con palesi difficoltà, in carica con il proprio gruppo politico Iride – Associazione Universitaria. Ringraziamo Sammartino per la sua collaborazione e vi presentiamo qui di seguito l’intervista.

 

D : Emanuel Sammartino, in quanto da qualche anno hai la carica di rappresentante della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, come definiresti il tuo rapporto con il Monastero dei Benedettini, sia in questa veste che in quella di semplice studente?

 

R: Beh si sono consigliere di facoltà da 2 anni esatti, ed è da quando sono stato eletto che vivo la facoltà da due punti di vista: il primo da studente innamorato del monastero e della sua vita interna, e il secondo da rappresentante, cioè la versione incazzata e amareggiata per le mille cose che non vanno o che dovrebbero essere diverse. Per questo mi impegno a cambiarla e migliorarla, ovviamente non da solo, ma aiutato dagli studenti dell’aula 74 e da tutti coloro che vivono la facoltà sotto tutti gli aspetti.

 

Credi che i tagli imposti dalle politiche di governo all’Università Pubblica abbiano avuto serie ripercussioni sull’efficienza dell’offerta di formazione conferita dalla nostra facoltà? In particolare, ritieni che i programmi di studio ne siano stati danneggiati?

 

I tagli lineari che l’università pubblica ha subito, hanno stravolto gli atenei che, avendo a disposizione meno fondi, si ridimensionano sopratutto nell’offerta dei servizi quali mense, case dello studente, ecc. Nello specifico la nostra facoltà ne risente particolarmente sulla sicurezza interna che è quasi sparita del tutto, sulla ordinaria pulizia dei locali, e ovviamente sull’organizzazione interna degli uffici che cambiano di continuo sia collocazione fisica che di personale, creando caos tra gli studenti che non sanno più come rappezzarsi.

 

Negli ultimi anni una forte politica di tagli sul personale attivo ha “alleggerito” il personale di controllo e vigilanza all’interno del monastero. Pensi che la sicurezza globale del luogo in cui studiamo ne abbia risentito?

 

Purtroppo si. La sicurezza al monastero è un tasto dolente, che la facoltà da sola non può sobbarcarsi e risolvere. Dimostrazione è data dai recenti trascorsi di molestatori in giro nel monastero, e dal fatto che la zona di via biblioteca, sopratutto di inverno, nel tardo pomeriggio si trasforma in una zona di nessuno!!! Personalmente penso che un’azione che si potrebbe rapidamente compiere e con costi veramente irrisori sarebbe installare in quella strada delle telecamere, dato che parliamo di una zona ove hanno competenze enti a partire dal Comune di Catania passando da facoltà, dipartimenti ed ateneo. Non li riescono a trovare un migliaio di euro per questo???

 

In un video, recentemente, la tua associazione ha denunciato lo scandalo di molte vecchie tesi di laurea abbandonate e buttate via all’interno del monastero, trattate come semplice spazzatura. Cosa ne pensi di questo sberleffo all’indirizzo degli studenti e quanto pensi possa scoraggiare il loro impegno?

 

Il caso tesi si ripete anno per anno. Voglio precisare una cosa: le tesi che sono state gettate non sono la copia che veniva consegnata alla facoltà che ha l’obbligo di conservarle per 5 o 10 anni ma sono le copie che lo studente ha consegnato al proprio relatore che in maniera molto amabile getta appena cambia stanza. Per questo in consigli di facoltà del 29 aprile 2012 ho proposto e fatto approvare un regolamento che elimina la copia cartacea da consegnare alla facoltà e dà la discrezionalità allo studente se vuole dare copia cartacea al proprio relatore. Ciò elimina innanzitutto lo spreco di carta e porta ad un risparmio in media di 60€ allo studente. Penso che più che scoraggiare lo studente la questione fa venire una rabbia infinita. Dopo che con tanti sacrifici fai la tua tesi e orgoglioso di averla fatto con quel relatore vederla gettata dallo stesso relatore ti fa un po’ capire come per i nostri relatori non siamo più che un numero.

 

Per concludere, alla luce del fatto del fatto che nei prossimi mesi si tornerà per l’ennesima volta al voto (precisamente per la terza volta nel giro di pochi anni), azzerando così i risultati precedentementi ottenuti ed i vari consigli di facoltà, quali e quante possibilità, a tuo parere, ha la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Catania di risolvere, o perlomeno di arginare, i problemi attuali?

 

Si, a breve gli studenti verranno richiamati ad eleggere i propri rappresentati a partire dai corsi di laurea, dipartimento, senato, ERSU, CDA. A mio parere gli studenti del monastero hanno una grandissima opportunità (essendo 10.000 studenti su 50.000 e passa in ateneo cioè un 1/5 dell’ateneo). Se riuscissimo a fare un ragionamento di facoltà curando i nostri interessi e mandando agli organi superiori persone capaci, presenti e che amino la nostra facoltà potremmo ottenere molto facendo. Dobbiamo far valere il nostro peso in ateneo, anziché votare chissà chi il quale poi  si fa solo tre mesi in carica non capendo nulla, ma, soprattutto, non concludendo nulla. Io sono al termine della mia esperienza di consigliere in facoltà e non mi candiderò più, per due ragioni: la prima è che ci sono tanti ragazzi, colleghi che si voglio impegnare ed è in loro che io come studente rivolgo le mie speranze; la seconda è che ogni esperienza deve avere una sua conclusione, corredata di errori, risate, pianti, occupazioni, battaglie vinte e perse, ma sopratutto da tanti e tanti amici che mi sono stati vicino. Spero di aver svolto il mio ruolo al meglio e di aver lasciato anch’io un mio piccolo contributo per rendere migliore la nostra facoltà.

 

Simone Bellitto

 

 

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