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La Casta salva il doppio incarico

Ennesimo esempio di una classe dirigente totalmente autoreferenziale

In un periodo di crisi finanziaria e politica come questo,  assistiamo sempre più ad una scollatura tra richieste dei cittadini  e  gli interessi della classe  politica: i vari movimenti  anti casta, sono diventati (oltre che argomenti di bestseller  giornalistici) slogan di varie fazioni  più o meno politiche.
Lo sconforto però raramente  si traduce in analisi lucide, e – eccezion fatta per il caso di Cosentino – difficilmente si  porta all’attenzione dei cittadini vicende – chiavi che mostrano l’assoluta autoreferenzialità della politica.
Le notizie che dovrebbero generare davvero indignazione e quindi invitarci a focalizzare su questi punti, rimangono ignote ai più, in modo tale da far scadere i vari movimenti anti casta in vuota demagogia.
Uno dei casi più lampanti della degenerazione che ha assunto la politica,  è il salvataggio dei sindaci di Afragola e Molfetta, che ricoprono il doppio incarico (sindaco e senatore) in comuni superiori a 20.000 abitanti.
Nonostante la corte costituzionale abbia ritenuto tale norma incostituzionale (n. 277 del 17.10.2011), il Senato ha votato a favore del doppio incarico (artt. 1, 2, 3 e 4 della legge 15 febbraio 1953, n. 60).
La  stessa Lega Nord , che una volta amava parlare contro “Roma ladrona”, e si vantava della purezza dei suoi politici,  ha  appoggiato tale norma, salvando le doppie poltrone dei sindaci. Forse anche l’elettorato leghista avrà capito che le eventuali spaccature nel partito nascono solo per esigenze dell’elettorato, giacché  politicamente il carroccio è legato a quella Roma ladrona (casta) che criticava.
Qualche giorno fa alcuni consiglieri del comune di Afragola  hanno inviato una lettera al presidente Napolitano, mostrando perplessità per la situazione di evidente conflitto d’interesse, oltre che l’evidente allarmismo sociale creato dopo la bocciatura del senato a quel provvedimento.
Il primo cittadino afragolese, evidentemente, si è servito della poltrona da senatore anche per alcuni problemi giudiziari: pende su di lui ancora una richiesta di arresto, emessa dal tribunale di Napoli e confermata dal riesame  per reati che vanno dal riciclaggio, alla bancarotta e al voto di scambio . Le camere però hanno detto no all’arresto del senatore.  Inoltre Nespoli è già  stato condannato in primo grado a  due anni per reato concussione quando ricopriva la carica di amministratore .
E, davanti a questo scenario allarmante, quando, un giornalista, dopo aver enumerato  i lauti introiti che percepisce il sindaco senatore chiede: “Lei sta solo due giorni a  settimana a Roma, a cosa le servono 4.000 euro di diaria?”
Il nostro sindaco, un po’ goffamente,   risponde: «Ehhh… allora: primo, io devo pur mangiare, no? Secondo: lei ha idea di cosa significhi fare politica dalle mie parti, in Campania? Ha idea di quanti regali di matrimonio devo comprare? E non le dico di quante volte mi chiedono di fare il padrino alle cresime…».
Insomma, se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.

di Vincenzo Fatigati

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