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La conferenza di GZS

“Ci sono due tipi di uomini, solo due, quel giovane è del tipo raro. Egli è nobile ed è puro. E’ il tipo d’uomo che il mondo finge di ammirare ma che in realtà disprezza. E’ il tipo d’uomo che genera sgomento e infelicità, specialmente nelle donne. Capisci?” “No.” “Io credo di sì. E c’è l’altro tipo. Non è idealista, non è puro, ma è vivo.” (Il dottor Zivago)

Sono giorni di freddo, su a Ragusa. Si teme la neve. La nostra conferenza di due giorni su “Giornalismo e nuove tecnologie” si sta per svolgere. Giorno 27, giorno 28 sono nella nostra testa date di assoluto impegno e sacrificio. L’organizzazione ha richiesto due settimane di preparativi, una cifra sostanziosa di volantini, ore di lavoro al freddo della Ragusa glaciale e dei suoi 4 gradi celsius. Attaccare quella e questa locandina in questo o in quel punto, programmare e telefonare fino alle due e mezzo del mattino, mentre si festeggiava animosamente il Natale.

Eppure i nostri sforzi non hanno incontrato l’interesse dei network locali, invitati alla conferenza stampa mattutina del 27. Non ci ha preso in considerazione nessuno, siamo secondari. E, riflettendo, non è la prima volta: se non fosse per pochi siti d’informazione su internet e per un pezzo su un quotidiano locale, un trafiletto, – poi passato anche su piattaforme ufficiali, poiché riguardava la situazione dell’amianto a Ragusa- noi non saremmo mai esistiti a livello mediatico. Questo è forse un bene. Dipende dai punti di vista.

Pazienza. Ci vuole pazienza. Per problemi tecnici il direttore dell’ANG Paolo Di Caro non è potuto venire: problemi di comprensione e comunicazione, per i quali non siamo riusciti a capirci all’ultimo minuto riguardo alla sua partecipazione. Capita. Ma se fosse venuto e avesse visto la scarsa affluenza, se avessi dovuto dirgli che la situazione dei media ci è sfavorevole, cosa sarebbe successo? Forse ci avrebbe dato un suggerimento efficace, sempre che ne esista uno.
Proprio adesso l’ANG sta promuovendo un censimento delle apparizioni pubbliche e mediatiche dei progetti da essa finanziati: come spiegare che non siamo graditi, che c’è un’ottusa ostilità da parte della vecchia guardia dei giornali verso il mostro malefico “internet”? Come dire che il nostro maggiore successo, un confronto tra i candidati a sindaco, ha avuto in poche ore migliaia di contatti su Youtube, ma è stato clamorosamente ignorato dalla stampa ufficiale, mentre si scrivono articoli e articoletti per molto meno? Poco importa. Sono verità di provincia.

La nostra conferenza di due giorni ci è costata molto sforzo e molto tempo, in un periodo critico dell’anno. Alla gente di Sicilia non è interessato. Roba noiosa. “Sarà colpa del periodo” ha detto qualcuno. Ma non è mai periodo, non è mai tempo, c’è sempre qualcosa di più importante, qualcosa che ha maggiore priorità. “Sarà colpa della Sicilia” ha detto qualcun altro. No, la sicilitudine, la maledetta mala valìa, si è estesa a tutta Italia, a tutto il mondo; ce lo dicono i nostri amici scappati al nord alla ricerca di un lavoro o di un luogo dove studiare meglio, ce lo dicono loro che Bologna non è migliore di Ragusa e che non c’è spirito civico diffuso a Catania così come a Padova.

In questo tempo verrebbe da dire che la colpa di tutto è di una parte politica, se non dell’intera classe politica: la gente non è interessata, perché gli ultimi vent’anni di televisione e senatori hanno insegnato a pensare ad altro, a divertirsi innanzitutto. Ma è colpa delle persone, le persone hanno ciò che si meritano, hanno la classe politica che si meritano: hanno l’amianto sotto casa, hanno la disoccupazione, hanno la mafia, hanno problemi immensi con l’ambiente, poiché non desiderano una vita diversa o, se la desiderano, il loro desiderio non è abbastanza forte.
La sconfitta di qualsiasi codice valoriale è totale. Le chiese sono vuote, i centri commerciali pieni. Le discoteche sono affollate, le conferenze e le assemblee cittadine sono deserte. E l’attività della Sicilia profonda, come anche dell’Italia profonda, fatta di volontariato, associazionismo e giornalismo di base, passa inosservata, passa in secondo piano, soffocando nel silenzio e nelle difficoltà economiche.

Abbiamo molto apprezzato gli interventi dei ragazzi di RagusaInforma, del Clandestino, LiberaInformazione, Libera, La Zanzara e di tutti gli amici che sono intervenuti: Rosario Cauchi, Giorgio Abate, Francesco Midolo, Giorgio Ruta, Michael Mascara, Marco Licitra. Molti altri nostri patner sono stati colti dalla febbre, come Natale Anastasi e Seba Ambra.
Li ringraziamo di cuore, così come ringraziamo coloro che sono venuti.
Se non fosse per gente come loro quello che facciamo non avrebbe molto senso.

La conferenza è stata un processo di arricchimento, di libera discussione, di allegra condivisione di messaggi. Ha visto l’esposizione di Angelo Camillieri, Marta Cafiso, Candida Mezzasalama, Emma Celeo (i primi tre fotografi, l’ultima pittrice): con le loro opere si è riuscito a costruire anche uno spazio di commento e di approfondimento sull’arte. Una sorte di autoanalisi e di discorso libero sulla percezione che ciascun artista ha della propria opera.

Abbiamo discusso di antimafia, di libertà di informazione, di tecniche per realizzare le inchieste. E ci è piaciuto. Ci è piaciuto conoscere le tecniche di ripresa, gentilmente spiegate da Francesco Midolo, ci è piaciuto discutere dello “Youth in Action”. E’ stato il clima di informale confronto-roba che non si vede spesso- ad avere reso questa nostra storia una storia a cui credere: senza catene e inutili convenzioni, puntando ai contenuti, al succo delle cose, abbiamo costruito un’occasione di crescita.

Questo è quello che è successo.

Giulio Pitroso

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