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Intervista a Luca Tasinato, consigliere uscente di Lettere e Filosofia

Di Attilio Occhipinti

In vista delle imminenti elezioni, il consigliere uscente Luca Tasinato dell’Unione degli Universitari (UdU), ci rilascia un’intervista. La sua candidatura, la sua passione per la politica, i problemi di Lettere e Filosofia e dell’intero ateneo catanese sono i principali temi trattati.

 

 

 

1. Allora Luca potresti spiegarci in cosa consiste l’iniziativa “Uniamo i diritti”?

Volentieri. Noi dell’UdU ci stiamo impegnando in una battaglia per garantire a tutti gli studenti una “carta degli studenti”, uno statuto che consenta loro di ottenere dei servizi che riteniamo indispensabili per la loro vita universitaria. Stiamo raccogliendo le firme e questa nostra iniziativa è stata appoggiata anche da Dario Fo e Franca Rame, solo per citare alcuni nomi importanti.

 

2. Ecco appunto, i servizi. Qual è la situazione a Catania?

In sostanza non c’è una proporzionalità tra l’aumento delle tasse e il servizio che offre l’università. I tagli che ci sono stati rendono i servizi attuali insufficienti. Basti pensare che nella zona in cui si trova la facoltà di Lettere e Filosofia mancano strutture fondamentali, come aule studio, mense e case dello studente. E parliamo di una facoltà che ha circa 20.000 iscritti. Si pensava di utilizzare i locali dell’ospedale Vittorio Emanuele, ma come al solito non si è fatto niente.

 

3. Tu sei il consigliere uscente, puoi dirci che aria si respira nei consigli di facoltà?

Da parte dei docenti e del Consiglio tutto c’è rispetto sia per me che per la voce degli studenti, purtroppo sembra che tutto il nostro lavora venga vanificato per motivi economici e politici che condizionano la facoltà stessa. Nel momento in cui la situazione universitaria è in mano al ministro dell’economia è chiaro che cambia l’ottica: privatizzazione e commercializzazione della cultura. Inoltre il nostro ateneo si trova ad affrontare la riforma Gelmini in posizione di svantaggio, vista la difficoltà a diventare ateneo “virtuoso”, così come vuole la riforma, e la situazione che riguarda la facoltà di Lingue ne è un chiaro esempio. Lo spostamento della facoltà da Catania a Ragusa è dovuto a motivi economici, in quanto la facoltà è in rosso, ma anche a motivi politici, basti pensare ai rapporti politici tra il presidente della provincia di Ragusa Franco Antoci e il nostro rettore Recca.

 

4. E gli studenti? Cosa dovrebbero fare?

Partecipare. Il mio è un richiamo alla partecipazione. Come è possibile che un ministro di fronte a migliaia di studenti che protestano possa arrivare a dire che la maggioranza è in realtà silenziosa? Questo è possibile perché molti studenti pensano che, per non farsi schiacciare, la soluzione sia laurearsi il più presto possibile e andare via dall’Italia.

 

5. C’è forse sfiducia e delusione tra gli studenti nei confronti della politica universitaria?

Credo di sì. Ma il problema è che non riscontro tra gli studenti quella rabbia che ho visto nelle ultime manifestazioni. Il 30 ottobre 2008 gli studenti scesi in piazza a Catania erano 30.000, ma quando occorre la presa di posizione, come per esempio nelle elezioni, questi numeri spariscono. Tutto viene spesso sottovalutato e il senso di sfiducia è molto forte.

 

6. E l’UdU, che tu rappresenti, in vista delle imminenti elezioni cosa fa in proposito?

Il nostro slogan è: libertà è partecipazione. Se vogliamo rovesciare la situazione attuale è necessario che tutti partecipino. Gli studenti devono sapere che è necessario prendere una posizione. Il fenomeno dell’apartitismo secondo me non aiuta in tal senso.

 

7. Puoi spiegarti meglio?

Essere apartitici è plausibile, ma credo che la mancanza di riferimenti politici sia pura demagogia. L’elettore apartitico che è alla mercé di chi fa politica per interesse personale, agisce in due modi: o vota con disinteresse, diciamo, per simpatia, o non vota. Alcuni non votano per disinformazione o per menefreghismo, altri invece per paura di sbagliare.

Oggi gli studenti sono distanti dalla scelta, hanno poca voglia e poca volontà. È doveroso riportare lo studente a votare.

 

8. Per chiudere, ci diresti come è iniziata la tua avventura politica?

Devo dire che la mia “carriera” è iniziata in maniera un po’ buffa. Ero a scuola, avevo diciassette anni e i rappresentanti d’istituto del mio liceo organizzarono uno sciopero al quale partecipai anche io. Purtroppo quel giorno arrivarono i vigili e i rappresentanti non si fecero vedere! Ero inferocito e una volta tornato a casa scaricai da internet il modulo della questura sulle manifestazioni e scrissi un volantino, nel quale denunciavo la totale superficialità dei rappresentanti d’istituto del mio liceo. Dopo aver affisso i volantini a scuola, ovviamente ci furono delle ripercussioni poco felici nei miei confronti, ma decisi di non fermarmi e l’anno successivo mi candidai come rappresentante d’istituto e vinsi. Da lì in poi non mi fermai più. La rabbia che avevo accumulato quel giorno, durante lo sciopero, si trasformò in coraggio e la voglia di fare politica non mi ha più abbandonato. Adesso, quando torno nella mia vecchia scuola, sono i ragazzi del primo anno che mi spiegano la riforma Gelmini! Forse un’impronta l’ho lasciata. In seguito ho aperto una sezione dei Giovani Democratici, per fare politica attiva sul territorio e poi all’università è iniziata la mia avventura con l’UdU.

9. Luca, prima di lasciarci vuoi aggiungere qualcosa, in vista delle prossime elezioni?

Solo questo: ragazzi svegliatevi! È necessaria una continuità, una costanza politica che possa               cambiare non solo l’università, ma anche la scuola e il territorio tutto. Rabbia e partecipazione

 

 

 

 

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